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Catalogna: in vista elezioni anticipate, pesa l’incognita Puigdemont
Alla vigilia del voto sulla legge di amnistia, a cui la Camera bassa spagnola dovrebbe dare il suo via libera il 14 marzo, un nuovo terremoto politico ha il suo epicentro a Barcellona. Il presidente del governo catalano, Pere Aragonès, ha convocato elezioni anticipate per il prossimo 12 maggio dopo essere rimasto senza una maggioranza per approvare la legge di bilancio della regione. L’anticipo della campagna elettorale ha già avuto un doppio effetto sui precari equilibri politici spagnoli. Da un lato sono iniziate le speculazioni su un possibile ritorno in Spagna di Carles Puigdemont, leader del partito indipendentista Junts per Catalunya e principale beneficiario della futura legge di amnistia dopo la sua fuga a Bruxelles per evitare l’arresto. Dall’altro, il presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez ha interrotto i negoziati sulla legge di bilancio nazionale con gli indipendentisti per il timore di una trattativa estenuante con i partiti in corsa per le elezioni.
Tutto per un casinò – In seguito alla rottura dell’alleanza tra i due principali partiti indipendentisti catalani, Esquerra Republicana de Catalunya (Erc) e Junts per Catalunya, dal 2022 Pere Aragonès (Erc) è al vertice di un governo di minoranza nella regione. Per approvare la legge di bilancio il partito del presidente aveva raggiunto un accordo con i socialisti e la sinistra radicale catalana: in cambio del via libera Erc avrebbe votato il budget nazionale presentato dal governo di Sánchez. Tuttavia alla prova del voto è mancato il sostegno della sinistra radicale, che si è detta indisponibile ad approvare un bilancio che, tra le altre cose, prevedeva l’autorizzazione di un mega casinò a Tarragona. Di fronte allo smacco in Parlamento, Aragonès ha quindi deciso di chiamare alle urne in anticipo la Catalogna.
Incognita Puigdemont – Secondo i commentatori, dietro alla scelta di Aragonès ci sarebbe una motivazione strategica. Il presidente avrebbe deciso di anticipare il voto per cogliere di sorpresa i rivali di Junts per Catalunya: i tempi ristretti dovrebbero impedire al leader Carles Puigdemont di fare campagna elettorale in prima persona in Catalogna, eventualità che sarebbe stata possibile se le elezioni si fossero tenute con l’amnistia già in vigore. «Calendario elettorale alla mano, potrò essere presente al dibattito sull’investitura», ha affermato Puigdemont da Strasburgo, precisando di non aver ancora deciso se presentarsi come candidato alla presidenza.
Anno elettorale – Il voto in Catalogna non è l’unico appuntamento elettorale sul calendario spagnolo. Alla data del 12 maggio si aggiungono il 21 aprile, giorno delle elezioni regionali basche, e il 9 giugno, quando si voterà per le europee. L’approssimarsi del voto basco e catalano ha già avuto un impatto sul governo nazionale, che per far approvare i propri provvedimenti in Parlamento non può fare a meno dell’appoggio dei partiti indipendentisti delle due regioni. Per questo, davanti alla notizia di nuove elezioni in Catalogna, Sánchez ha dato l’ordine di interrompere i lavori di preparazione della legge di bilancio del 2024. Prevedendo che i partner baschi e catalani avrebbero alzato il livello delle richieste per presentarsi più convincenti agli occhi degli elettori, Sánchez ha preferito rinunciare alle trattative, rimandando i negoziati al 2025.
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