«Tempi straordinari richiedono azioni straordinarie». Così Christine Lagarde, presidente della Bce, in merito alla decisione di stanziare 750 miliardi di euro per contrastare l’emergenza economica causata dal coronavirus. Misura ritenuta necessaria dopo il crollo delle borse e la crescita dello spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi. Una giravolta di 180 gradi rispetto alla posizione assunta dalla stessa Lagarde nel suo discorso del 12 marzo, quando, rispondendo a una domanda sull’andamento dei titoli di stato italiano, aveva detto che la Bce «non è qui per ridurre gli spread, non è compito nostro». Ritorna alla memoria il “whatever it takes” di Mario Draghi, precedessore della Lagarde.

Il provvedimento – Si tratta in pratica di un nuovo quantitative easing: la Banca centrale europea acquista titoli di Stato per aumentare la liquidità in circolazione. Il “Pandemic Emergency Purchase Programme”, questo il nome del provvedimento, è stato deciso dopo che i mercati hanno reputato insufficiente la cifra di 120 miliardi approvata la scorsa settimana. La Bce comprerà titoli pubblici e privati, anche quelli greci e “i commercial paper”. Così farà anche la Fed americana che nei giorni scorsi ha scelto di intervenire con una somma simile: 700 miliardi di dollari. Dopo la mossa di Francoforte, su Twitter è entusiasta il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «L’Europa batte un colpo! Forte, sonoro, adeguato alla gravità dell’emergenza sanitaria che stiamo affrontando e dello shock economico che ne consegue. Bene la Bce». Sulla stessa linea anche il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno: «Accolgo con favore la decisione importante annunciata dalla Bce ieri sera. La Ue si sta dimostrando all’altezza nel combattere la pandemia con un’azione coordinata. I Paesi stanno prendendo decisioni difficili e noi stiamo esplorando le strade per rafforzare la risposta comune europea».

Spread – L’attenzione è massima sullo spread perché questo indice testimonia la fiducia dei mercati nei confronti della tenuta finanziaria del nostro Paese. Il differenziale tra i Btp italiani e i Bund tedeschi era costantemente in crescita dall’inizio dell’emergenza, quando si trovava a 134 punti base. Era arrivato a superare quota 320 per poi assestarsi mercoledì a 267. In seguito alle misure approvate dalla Bce, è precipitato a quota 180 per poi fluttuare intorno ai 200, con un tasso di rendimento a 10 anni pari all’1,67%. Secondo gli analisti di Citigroup, lo spread dovrebbe attestarsi «intorno ai 180 punti base nel secondo trimestre e scendere poi a 130 nel quarto trimestre».

Banche italiane – Sul New York Times, in un editoriale a firma di Peter Goodman, è apparso un allarme: «Le banche italiane sono a un passo da una calamità che potrebbe costringerle a un’operazione di salvataggio». Pronta la risposta della Banca d’Italia. Il vice-direttore Federico Signorini ha scritto una lettera al quotidiano americano: «Negli ultimi anni le banche italiane si sono significativamente rafforzate». Vengono analizzati gli attivi, in particolare il rapporto fra gli Npl – non performing loans, i crediti deteriorati – e il totale dei finanziamenti, rapporto sceso all’1,2% nel terzo trimestre 2019 dal 2,1% dello stesso periodo del 2007. Ma attenzione viene data anche all’esposizione in titoli sovrani, scese a 316 miliardi a fine gennaio contro i 403 miliardi d’inizio 2015. In questo scenario il governo italiano sta pensando di estendere il Golden Power, una protezione anti-scalate per le aziende strategiche, anche a banche e assicurazioni. Ossia le società finanziarie per eccellenza. Introdotto nel 2012 dal governo Monti, è un potere interdittivo in possesso del governo che ora si vorrebbe rafforzare con una modifica al decreto Cura Italia quando sarà discusso in Parlamento.