Colpo di scena in Vietnam, dove in poche ore è cambiata completamente la prospettiva del secondo vertice fra Donald Trump e Kim Jong Un. Nonostante il grande ottimismo con cui si è aperto l’incontro bilaterale di Hanoi, tutto è finito con un nulla di fatto e con un anticipo di due ore sulla tabella di marcia. Secondo quel che ha dichiarato il presidente americano, le garanzie sul nucleare presentate dal leader nordcoreano non sono state considerate sufficienti per eliminare le sanzioni nei confronti del governo di Pyongyang. Delusione in Corea del Sud per i risultati di un vertice che si sperava risolutivo.

Nessun accordo – Dopo il vertice la mattinata ha subito un brusco cambio di programma: è stato cancellato il pranzo a quattr’occhi e alle 14 (8 di mattina in Italia) Trump ha fatto ritorno al JW Marriott Hotel. Secondo i piani originali, avrebbe dovuto presenziare con il leader nordcoreano ad una cerimonia per la sigla dell’accordo, cui sarebbe seguita la conferenza stampa. Invece, dopo la decisione di Kim Jong Un di lasciare Hanoi, la rappresentante della Casa Bianca ha reso noto che non si è giunti ad un accordo, ma che i due leader «hanno avuto un vertice molto positivo e costruttivo ed entrambi puntano ad un nuovo incontro in futuro».

«Le sanzioni restano in vigore» – Nella conferenza stampa ad Hanoi Trump ha dichiarato: «Avremmo potuto firmare un accordo ma abbiamo ritenuto che non fosse la cosa giusta da fare. A volte è giusto lasciare e oggi è stato così». Trump ha inoltre rivelato che Kim era disposto a denuclearizzare alcuni siti (tra cui quello strategico di Yongbyon) ma in cambio chiedeva l’eliminazione di tutte le sanzioni. Gli Stati Uniti «non potevano cancellare tutte le sanzioni», che rimangono in vigore, e la Corea del Nord «non era pronta a fare tutto quello che chiedevamo noi», ha riassunto il presidente americano, sottolineando che i negoziati con Pyongyang proseguiranno. « È meglio fare la cosa giusta che fare le cose velocemente», ha aggiunto.

Verso la denuclearizzazione – Anche il leader nordcoreano aveva mostrato ottimismo e aveva addirittura risposto ad alcune domande dei media occidentali, cosa mai successa prima. «È troppo presto per dirlo ma posso affermare di non essere pessimista», è stata la risposta di Kim ad un reporter del Washington Post. E poi, in modo ancora più diretto, rispondendo a chi gli aveva chiesto se fosse intenzionato a denuclearizzare: «Se non avessi avuto quel desiderio non mi troverei qui».

L’analisi degli 007 – La maggior parte degli analisti concorda però nel dire che la disponibilità a denuclearizzare mostrata da Kim potrebbe essere una strategia per ottenere riconoscimento internazionale. Nella Relazione al Parlamento dei servizi segreti si può leggere: «Più numerose risultano le voci improntante a scetticismo, che ricordano come la Corea del Nord si sia già impegnata in passato a rinunciare al proprio programma nucleare senza però mai dare seguito coerente a tali assicurazioni».

La delusione di Seul – Il portavoce presidenziale della Corea del Sud Kim Eui-kyeom ha dichiarato in una nota: «Proviamo rammarico perché oggi i presidenti Trump e Kim non abbiano potuto raggiungere un accordo completo. Ma sembra che abbiano fatto significativi progressi più di qualsiasi altra volta in passato». Aggiunge poi che il governo di Seul farà tutto quanto in suo potere affinché Usa e Pyongyang «mantengano lo slancio sul dialogo».