La lista nera del presidente americano Donald Trump sta avendo effetto e Google taglia i ponti con Huawei: sospensione del trasferimento di hardware, software e servizi pubblici. La compagnia di telecomunicazioni cinese, seconda al mondo per vendite di smartphone dopo la sudcoreana Samsung, non si vedrà rinnovate le licenze del sistema operativo Android a partire da subito. Risultato, la perdita di servizi popolarissimi come YouTube, Chrome e Gmail. Sono però arrivate le prime rassicurazioni per chi possiede già un telefono Huawei: non si rischia di essere tagliati fuori dal sistema del robottino verde e dai relativi aggiornamenti. Un portavoce di Google ha riferito a Reuters che, per gli utenti con gli smartphone pre-divieto, «continueranno a funzionare Google Play (la piattaforma per scaricare le applicazioni) e Google Play Protect (che garantisce la protezione del sistema)». Per evitare di incappare nelle sanzioni dell’amministrazione Trump, fissate giovedì 16 maggio, si sono distaccati da Huawei anche i produttori di chip Intel, Qualcomm, Xilinx e Broadcom (come riportato da Bloomberg).

l portavoce del ministero degli Esteri cinese Lu Kang

Escalation – L’inasprimento dei conflitti commerciali tra Cina e Stati Uniti preoccupa le Borse, prime tra tutte quelle di Shanghai e Shenzen, e ha portato il governo cinese ad alzare la posta in gioco. Il portavoce del ministero degli Esteri Lu Kang ha subito dichiarato che sosterranno sempre le loro compagnie nel ricorso «ad armi legali a difesa dei loro diritti legittimi». Huawei ha puntato intanto a limitare il panico in chi ha già comprato i telefoni con il fiore rosso, al dettaglio e all’ingrosso: «Continueremo a fare aggiornamenti di sicurezza e servizi post-vendita a tutti gli smartphone e tablet Huawei e Honor esistenti, coprendo sia quelli già venduti che quelli in stock a livello globale». A questo i portavoce della compagnia hanno aggiunto con tono amareggiato che, in qualità di partner tra i più importanti del sistema operativo di Alphabet Inc (la società che possiede Google), «Huawei ha dato un contributo sostanziale allo sviluppo e alla crescita di Android nel mondo, lavorando a stretto contatto con la piattaforma open source per sviluppare un ecosistema che ha avvantaggiato utenti e industria».

Prossimi passi – Per le conseguenze a lungo termine, in casa Huawei non si dichiarano preoccupati: «Continueremo a costruire un ecosistema software sicuro e sostenibile al fine di fornire la migliore esperienza a tutti gli utenti nel mondo». Come ricordato già a marzo dal presidente di turno della società, Eric Xu, la compagnia potrà sempre avere accesso alla parte di sistema aperta a tutti (nota come Aosp, Android Open Source Project), perché «la comunità di Android non può vietare ad alcuna compagnia l’accesso alla versione open source». Certo, mancherà completamente la parte di supporto tecnico e collaborazione con le applicazioni del sistema e dei servizi, e se anche le conseguenze in Cina saranno minime (molte app di Google sono già oscurate), il mercato americano e quello europeo sono a rischio. Gli esperti di chip hanno messo in dubbio la capacità del gigante cinese di sopravvivere senza il contributo americano, ma il colosso asiatico ha dichiarato di aver speso gli ultimi anni a creare un piano di emergenza proprio per una simile eventualità.