La fusione non è certa. Ma la trattativa è già iniziata. E a rimetterci potrebbero essere prima di tutto 30mila dipendenti in esubero. Dopo anni di indecisioni il matrimonio tra Deutsche Bank e Commerzbank, le due grandi malate del credito tedesco, potrebbe diventare realtà. Se così fosse, nascerebbe il secondo gruppo bancario più imponente dell’eurozona: 25 miliardi di euro di capitalizzazione e oltre 2000 miliardi di assets.

I numeri – Ciò che verrà fuori da questa fusione dipende dal business model che sarà scelto. Per ora è possibile soltanto considerare in linea generale le proporzioni del colosso bancario che potrebbe nascere. I clienti saranno all’incirca 50 milioni, le filiali 3mila e i prestiti erogati ammonteranno a 600 miliardi. Inoltre, con un valore di mercato pari a 25 miliardi, i ricavi, secondo gli analisti di Credit Suisse, saranno di 35,3 miliardi di euro (25,8 miliardi per Deutsche Bank, 8,9 miliardi per Commerzbank). La nota dolente riguarda il taglio dei costi: gli analisti presumono che, affinché si verifichi l’unione, i due istituti potrebbero dover licenziare 30mila persone.

Le posizioni contrarie – Proprio per questo motivo i sindacati da tempo si dichiarano contrari alla fusione. Giovedì prossimo i rappresentanti dei lavoratori che siedono nel Consiglio di sorveglianza di Deutsche dovranno votare e se il verdetto sarà negativo, per la prima volta nella storia della banca, il presidente del board, Paul Achleitner, dovrà forzare la situazione per ottenere il via libera. Al matrimonio sono contrari anche due dei principali azionisti di Deutsche bank che sottolineano lo stato di debolezza degli istituti: secondo BlaCkRock e il fondo del Qatar l’unione tra due imprese in difficoltà non ne produrebbe una sana.

Le fragilità  – In effetti, Deutsche Bank e Commerzbank sono afflitte dagli stessi mali: bassa redditività, elevati costi, prezzo delle azioni in Borsa ai minimi storici e diffuso scontento degli azionisti. Commerzbank è ancora in parte di proprietà dello stato tedesco che ne detiene il 15 per cento. Berlino è dovuta intervenire in seguito all’acquisizione nel 2009 della tormentata Dresdner Bank e ora l’istituto sta attraversando una fase di dura ristrutturazione. Anche Deutsche Bank, dopo numerosi cambi ai vertici e sanzioni da parte delle autorità Usa, sta cercando di rimettersi in sesto.

A favore – Non tutti gli azionisti, però, sono contrari alla fusione. Contro le posizioni dei sindacati e dei due shareholder di Deutsche Bank si schierano il ministero delle Finanze e la società Cerberus, che è il quarto azionista di DB e il primo di Commerzbank. Il governo di Berlino da tempo si esprime a favore dell’unione tra i due istituti per creare un campione nazionale nei servizi finanziari in grado di competere meglio sulla scena globale.

La risposta dei mercati – L’annuncio ufficiale dell’avvio dei colloqui tra Deutsche Bank e Commerzbank è stata accolta positivamente dalla Borsa. A Francoforte i titoli di Deutsche Bank avanzano del 3 per cento,  mentre quelli di Commerzbank del 4,6 dopo essere saliti fino al 6,6.