Solo cinque parole. Sono poche, ma possono bastare per far sprofondare di nuovo il Brasile nel caos. Nel pomeriggio di mercoledì 17 maggio, quando in Italia era notte, due imprenditori sono entrati nella sede del Tribunale supremo federale, il massimo organo giudiziario del Paese. Era l’atto finale di quella che il quotidiano O Globo ha definito una “bomba atomica pronta a esplodere sul Brasile”. Ovvero l’esistenza di una registrazione che incastra il presidente Michel Temer. Cinque parole (“Tem que manter isso, viu?”, “Devi continuare a farlo”) che, secondo le accuse, autorizzerebbero il pagamento di mazzette all’ex presidente della Camera, Eduardo Cunha, così da comprarne il silenzio e non essere tirato in ballo nello scandalo Petrobras. Scandalo per il quale lo stesso Cunha è stato condannato a 15 anni di carcere per corruzione, riciclaggio ed evasione fiscale.

Il caso – I due imprenditori che hanno fatto scoppiare il caso sono i fratelli Joesley e Wesley Batista, proprietari della JBS – uno dei colossi a livello mondiale nella produzione della carne – e coinvolti qualche mese fa nello scandalo della carne avariata brasiliana. Nella registrazione incriminata, che i Batista hanno offerto ai giudici in cambio di uno sconto di pena (la cosiddetta “delazione premiata”), Temer si rivolge a Joesley, uno dei due fratelli. L’incontro, confermato dal Planalto (il Palazzo Chigi brasiliano), è avvenuto a inizio marzo. «Ma non c’è stato il colloquio al quale fa riferimento Batista – fa sapere l’ufficio di Temer – né niente che potesse compromettere la condotta del presidente». Dopo essersi riunito d’urgenza con i suoi collaboratori, Temer ha smentito ogni accusa facendo sapere «di essere a favore di un’ampia e profonda inchiesta in merito alle denunce pubblicate dalla stampa».

Le reazioni – Nel frattempo, in centinaia hanno invaso le strade di alcune città brasiliane, tra cui San Paolo e Brasilia, urlando “Fora Temer” e chiedendo le dimissioni del presidente, oltre alle elezioni anticipate.Si sono anche registrati scontri. Il Congresso ha sospeso la seduta in corso e Alessandro Moron, del partito di opposizione Rete per la sostenibilità guidato da Marina Silva, ha invece chiesto l’impeachment del capo dello Stato.

La vicenda “Lava Jato” – Il presidente Temer sarebbe l’ultima vittima dell’inchiesta “Lava Jato” ( la “mani-pulite” brasiliana), l’indagine iniziata nel 2014 che ha portato alla scoperta di una grande rete di corruzione nella pubblica amministrazione del gigante sudamericano. Oltre all’attuale presidente Temer e all’ex presidente Lula, nell’indagine sono coinvolti altri politici molto importanti, tra cui l’ex presidente della Camera Eduardo Cunha, arrestato nell’ottobre 2016. L’operazione è cominciata durante la presidenza di Dilma Rousseff, rimossa dall’incarico per impeachment lo scorso 31 agosto dopo essere stata accusata violare le leggi fiscali sul bilancio dello Stato federale. I suoi guai erano cominciati quando il suo partito fu coinvolto pesantemente nel caso Petrobras (la compagnia petrolifera statale del Brasile) all’interno della stessa indagine “Lava Jato”. Rousseff non è mai stata indagata personalmente, ma in molti l’hanno accusata fra le altre cose di non aver fatto abbastanza per contrastare la corruzione nel suo partito e nel suo governo. Dopo l’impeachment, fu il suo vice Temer a sostituirla al Planalto. Lo stesso Temer che, secondo quanto riferisce la stampa brasiliana, ai suoi collaboratori avrebbe riferito di stare vivendo «il peggior momento della mia vita».