«Fillon président!». Sotto al palco della Maison de la Chimie, sala conferenze parigina, si respirava un’aria di ottimismo contagioso. Era la sera del 27 novembre 2016. François Fillon aveva sconfitto nettamente nell’ultimo turno delle primarie dei Repubblicani Alain Juppé, dopo aver eliminato dalla corsa una settimana prima l’ex presidente Nicolas Sarkozy. L’ottimismo era giustificato. Secondo i sondaggi di quei giorni, Fillon era il favorito per la vittoria finale: sarebbe stato lui il politico moderato che avrebbe fermato l’ultradestra di Marine Le Pen. Cinque mesi dopo la candidata del Front National è ancora lì, pronta al ballottaggio. Ma nessuno indica più come probabile sfidante Fillon, travolto dall’accusa di aver retribuito con soldi pubblici la moglie e i figli per mansioni mai svolte. Alle accuse si sono aggiunte anche le minacce dei terroristi islamici. La polizia francese ha fermato due sospetti che in un video prestavano giuramento all’Isis. Tra le immagini anche quella di Fillon a cui i servizi segreti hanno chiesto di indossare un giubbotto antiproiettile. Su una scala da 1 a 4 (dal massimo al minimo livello di minaccia), il politico è valutato a livello 2.

 

Gollista a tutto tondo

François Fillon nasce nel 1954 a Le Mans nella regione della Loira, figlio di un notaio e di una storica. Frequenta scuole locali prima di entrare nel collegio privato cattolico di Madonna di Santa Croce. Il suo attivismo e impegno politico emergono sin da giovane. E non mancano le intemperanze che gli costano sanzioni disciplinari: una volta per aver lanciato una lampadina con gas lacrimogeni, un’altra per aver guidato una manifestazione di studenti per la rimozione di un insegnante.

Si interessa inizialmente al giornalismo: il suo primo lavoro nel 1972 è uno stage nell’agenzia di stampa France-Presse. Ma ben presto si dedica agli studi di legge, conseguendo nel 1976 la laurea magistrale in diritto pubblico. È negli anni universitari che si fa strada la passione politica, nata dall’ammirazione per Charles De Gaulle. Nel 1974 entra nella destra repubblicana e si avvicina a Philippe Séguin, capofila del gollismo sociale, corrente vicina ai valori del nazionalismo francese, attenta ai bisogni della democrazia sociale ma d’ispirazione capitalista. Seguin diventa suo mentore e contribuisce all’ascesa politica del giovane Fillon. Viene eletto deputato nell’Assemblée Nationale nel 1981 e sindaco di Sablé-sur-Sarthe nel 1983. Alla quarta legislatura in Parlamento il primo ruolo da protagonista nel governo. Le premier ministre Edouard Balladur lo nomina nel 1993 ministro dell’Insegnamento superiore e della ricerca. Ruolo che mantiene anche dopo l’elezione alla presidenza della Repubblica di Jacques Chirac nei due governi di Alain Juppé (1995-1997). Nel 2002 è uno dei favoriti alla carica di primo ministro nella seconda presidenza Chirac che, però, gli preferisce Jean-Pierre Raffarin. Quest’ultimo affida a Fillon il ministero per gli Affari sociali e il lavoro. È alla guida di questo ufficio che vara le sue politiche più importanti: la riforma delle pensioni e dell’orario lavorativo di 35 ore.

Il grande salto arriva nel 2007 con l’elezione a Presidente di Nicolas Sarkozy che lo incarica primo ministro, ruolo che ricopre fino al 2012. Nello stesso anno è in corsa alla presidenza del partito repubblicano contro Jean-François Copé che lo batte per soli 93 voti, scatenando le proteste sulla presunta irregolarità delle votazioni. Solo in seguito Fillon ottiene la co-presidenza del partito dopo lo scandalo che investe Copé sul finanziamento delle elezioni di Sarkozy. Nel 2013, infine, annuncia di volersi candidare alle elezioni presidenziali del 2017: contro ogni pronostico a novembre 2016 vince le primarie presidenziali dei Repubblicani, diventandone il candidato ufficiale per l’Eliseo.

 

La tela strappata di Penelope

Dopo il successo alle primarie della destra francese Fillon viaggia spedito verso il ballottaggio, ultimo baluardo da opporre alla corsa all’Eliseo di Marine Le Pen. Almeno fino allo scoppio del Penelopegate, lo scandalo che investe la moglie Penelope Kathryn Clarke a fine gennaio 2017. Secondo il giornale di inchiesta Canard Enchainé madame Fillon sarebbe stata assunta come assistente parlamentare dal marito, lavorando a fasi alterne tra il 1988 e il 2013 e guadagnando oltre 900mila euro di soldi pubblici. L’accusa rivolta al candidato repubblicano è che si sia trattato di un impiego fittizio: Penelope non è mai stata vista all’Assembleé Nationale, né tantomeno possedeva un account email o un tesserino per entrare in Parlamento.

Lo scandalo scuote l’opinione pubblica francese e non si arresta, anzi si estende al resto della famiglia Fillon. Sempre il Canard rivela che tra il 2005 e il 2007 l’allora senatore avrebbe stipendiato Marie e Charles, due dei suoi cinque figli, per un totale di 84mila euro, per svolgere mansioni in veste di avvocati. Peccato che all’epoca dei fatti i due, ancora studenti, non possedevano un titolo professionale e che parte di quei soldi pubblici siano stati trasferiti – come da loro confermato durante l’interrogatorio – sul conto del padre. Rivelazioni che spingono la magistratura francese ad aprire un fascicolo e a inserire Fillon nel registro degli indagati per appropriazione indebita e altri capi d’imputazione.

Quello che doveva essere il favorito all’Eliseo, l’uomo in grado di raccogliere i voti degli sconfitti al ballottaggio in una grande coalizione anti Le Pen, si trova ora nelle retrovie dei sondaggi (il 71% dei francesi non lo vorrebbe più come candidato), azzoppato dagli scandali e superato nella corsa dal giovane Emmanuel Macron.

 

Un programma thatcheriano

«La versione francese di Margaret Thatcher, conservatore con la c maiuscola e cattolico con la c minuscola». Così è stato definito politicamente Fillon. A suo dire, il suo programma è «l’unico realistico» per la Francia e l’unico in grado di far riprendere l’economia francese: oltre 100 miliardi di euro in tagli sulla spesa pubblica, oltre 500mila funzionari pubblici da mandare a casa e aumento della Tva (la nostra Iva) al 22% per diminuire gli oneri contributivi a carico delle aziende. L’obiettivo: «liberare l’economia francese» per diminuire al 7% il tasso di disoccupazione (oggi è al 10%) e raggiungere il pareggio di bilancio nel 2022. Al contempo, propone di aumentare le ore di lavoro settimanali (attualmente 35) e alzare l’età pensionabile (da 62 a 65 anni): due riforme che porterebbero avanti il discorso iniziato da ministro del Lavoro di Raffarin. A differenza di Le Pen, Fillon è a favore della permanenza della Francia in Europa e nell’Eurozona, che vorrebbe rafforzare con un governo economico formato da presidenti o capi di governo delle nazioni che ne fanno parte.

Dopo i frequenti attentati terroristici che hanno colpito la Francia negli ultimi anni, in tema di sicurezza Fillon – che ha pubblicato un libro dal titolo Contro il totalitarismo islamico – predica «tolleranza zero». Il suo programma prevede l’espulsione immediata per tutti gli stranieri che rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale, un aumento di 10 miliardi del budget della difesa e la creazione di una super-Procura anti-terrorismo. Anche per questo rientra nella lista dei possibili obiettivi di attacchi terroristici. Tra le proposte c’è anche quella di stabilire delle quote per l’immigrazione attraverso un referendum consultivo.

In politica estera, Fillon è molto vicino a Vladimir Putin, da cui è stato definito «un amico». Sebbene abbia rifiutato questa definizione, l’ex primo ministro francese è favorevole a un riavvicinamento strategico con la Russia, a cui vorrebbe togliere l’embargo imposto a causa dell’annessione della Crimea. Sui rapporti con gli Usa, invece, ha detto «giudicherò Trump in base alle sue azioni». Fillon in passato si è anche detto favorevole a un’alleanza con il dittatore siriano Bashar al Assad allo scopo di combattere lo Stato Islamico. Tuttavia, in seguito all’attacco chimico su Khan Sheikhun ha detto: «Bisogna parlare con Russia, Iran e Turchia per eliminare Assad».

Sul piano dei diritti civili, durante le primarie, lo sfidante Juppé l’ha paragonato a un «reazionario medievale», per avere proposto di rivedere il diritto di adozione per le coppie gay e avere espresso le sue posizioni anti-abortiste. In realtà, aldilà delle sue convinzioni, durante un dibattito televisivo Fillon ha detto di non voler cambiare niente della legge sull’aborto approvata in Francia nel 1975.

 

La corsa da Le Mans all’Eliseo

Anglofilo e grande bevitore di tè, Fillon ama i libri che «fanno luce sui nostri tempi», come
le Mémoires d’espoir di Charles de Gaulle e 1984 di George Orwell. 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, è, a suo dire, «il più grande film di sempre». Mentre il suo pittore preferito è Claude Monet, i cui dipinti «hanno cambiato la nostra visione del mondo».

Ma la vera passione di Fillon sono le automobili. E non potrebbe essere diversamente per un nativo di Le Mans, città che ospita la 24 ore, la più importante gara di automobilismo endurance del mondo. Sin da bambino Fillon si reca ogni anno al circuito per seguirla e, diventato grande, si è tolto la soddisfazione di partecipare al Le Mans Legend, evento in cui si corre a bordo di auto d’epoca.

Il sorpasso più difficile per Fillon, però, è quello che dovrà tentare il 23 aprile, quando dalle urne usciranno i due nomi che, col ballottaggio del 7 maggio, si contenderanno l’Eliseo.

 

di Giacomo Detomaso e Mattia Guastafierro