Un frame dal video che riporta lo sparo del poliziotto, molto ravvicinato, al manifestante. (Ansa)

Due manifestanti sono stati feriti a Sai Wan Ho, nell’isola di Hong Kong, dai colpi di pistola sparati da un poliziotto. Erano entrambi coscienti quando sono stati portati via in ambulanza. Secondo quanto si apprende dai media locali e dai filmati disponibili sui social, l’episodio è avvenuto poco dopo le 7 del mattino locali (mezzanotte in Italia). Il più grave dei due è un ragazzo di 21 anni, operato d’urgenza dopo essere stato colpito al torace. Attualmente si trova in terapia intensiva.
Poche ore dopo, riporta Rthk, la televisione radiofonica di Hong Kong, un uomo di mezza età è stato dato alle fiamme dopo un confronto acceso con un gruppo di giovani attivisti. Li ha accusati di essere «britannici» e non «cinesi», provocando la reazione di una persona che gli avrebbe versato addosso liquido infiammabile per poi incendiarlo. L’uomo riporta ustioni di secondo grado sul 28% del corpo. «Un atto inumano», il commento della governatrice di Hong Kong Carrie Lam, a margine di un’altra giornata di scontri tra polizia e manifestanti pro-democrazia.

L’attivista di Hong Kong a Milano – «Doloroso vedere che la città è caduta in uno stato di polizia», ha detto su twitter Joshua Wong, il leader del movimento degli ombrelli del 2014 e tra gli attivisti più in vista nella attuale protesta contro il regime di Pechino. Proprio Wong è stato invitato a intervenire a Milano il 27 novembre alla Fondazione Feltrinelli di viale Pasubio, nell’ambito di un ciclo di incontri su movimenti e conflitti. «Ci opponiamo al tentativo di fornire piattaforme per le attività indipendentiste di Hong Kong», ha commentato duramente Geng Shuang, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, pur affermando di non conoscere la natura dell’invito a Milano dell’attivista. «Parole e azioni di questa persona (Wong, ndr) hanno rivelato la sua natura per l’indipendenza – ha continuato Geng – Gli affari di Hong Kong sono interni, nessun paese ha il diritto di interferire». La situazione diventa quindi delicata anche per l’Italia. Prima da un punto di vista diplomatico, poi sul versante economico, considerati gli interessi del Paese sul mercato asiatico e gli incontri degli ultimi mesi tra esponenti poltici e governativi italiani e cinesi nell’ambito delle trattative della cosiddetta «nuova via della seta», la rete commerciale che la Cina sta organizzando veros l’Europa.

Basta scontri – Più di un milione di residenti di Hong Kong hanno firmato una petizione per chiedere la fine delle violenze. È stata presentata l’8 novembre dall’associazione «Safeguard» al capo esecutivo della Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong. Il fondatore dell’associazione Kennedy Wong ha spiegato l’utilizzo di internet per la raccolta delle adesioni: «l’aumento delle violenze ha scoraggiato molti cittadini dal far sentire apertamente la propria voce». Da quando a giugno sono iniziate le proteste contro la legge sull’estradizione in Cina, poi diventate manifestazioni anti-governative e a favore di una maggiore democrazia, è la terza volta che la polizia utilizza armi da fuoco contro i manifestanti. Intanto la governatrice Carrie Lam ha smentito le voci che vorrebbero misure straordinarie come lo stop a lavoro, scuola e Borsa: «Dobbiamo solo tornare alla calma». Proprio la borsa ha chiuso con un netto calo del 2,62%, a seguito degli scontri violenti della mattinata: l’indice Hang Seng ha ceduto 724 punti.