Papa Francesco è arrivato domenica sera ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, per partecipare all'”Incontro interreligioso sulla fratellanza umana”. La visita, la prima nella storia di un Pontefice in Arabia, durerà due giorni e prevede incontri con le autorità locali e una messa pubblica a cui sono attesi decine di migliaia di fedeli. Il momento centrale dell’evento sarà però l’incontro, nel pomeriggio di lunedì, con oltre 700 capi e rappresentanti di diversi religioni. Il Pontefice tornerà a Roma nel pomeriggio di martedì.

L’incontro col “Papa sunnita” – Il primo evento ufficiale di lunedì mattina è stato il benvenuto al Pontefice da parte del principe ereditario Mohammed bin Zayed Al Nahyan, con scambio ufficiale di doni. Allo sceicco è stato regalato un medaglione con in primo piano l’incontro tra San Francesco e il Sultano Al-Malik al-Kamil, avvenuto 800 anni fa nel 1219. A Bergoglio invece l’atto notarile del 22 giugno 1963 con la donazione della terra per la costruzione della prima chiesa negli Emirati Arabi Uniti. Nel pomeriggio invece l’incontro interreligioso: le attenzioni si concentrano sul dialogo privato tra Bergoglio e Ahmad al-Tayyib, dal 2010 a capo della moschea egiziana di al-Azhar e della connessa università. Sebbene l’Islam sunnita non preveda una gerarchia ufficiale come la Chiesa cattolica, il Grande Imam di al-Azhar è riconosciuto come la massima autorità del pensiero sunnita. Al dialogo parteciperanno anche i membri del “Consiglio musulmano degli anziani”, un’organizzazione indipendente di studiosi islamici con a capo lo stesso al-Tayyib. Il tema principale sarà il dialogo tra cristiani e musulmani, con lo scopo di isolare l’estremismo e favorire una pacifica convivenza tra le fedi, come ha confermato anche il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin: «Tutto questo in vista di una lotta molto chiara, molto esplicita contro ogni tipo di fondamentalismo, contro ogni tipo di radicalismo che può portare al conflitto e alla contrapposizione, e in vista di costruire sentieri di riconciliazione e di pace».

La messa allo stadio – Molto attesa dalla comunità cattolica di Abu Dhabi è invece la messa di martedì che sarà celebrata dal Papa. Si tratta della prima messa pubblica della storia degli Emirati e promette di avere una partecipazione molto superiore alle già generose attese. Si svolgerà allo Zayed Sports City Stadium, 45mila posti, e sono attesi oltre 130mila partecipanti, quasi tutti migranti filippini e indiani. «È un fatto storico, chiaro. È la prima volta che un Pontefice arriva nella penisola araba, la prima volta che celebra una messa pubblica. Sarà importante per contribuire alla pace nella regione», sostiene monsignor Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale. «Per me il bicchiere è mezzo pieno. Sono realista. Conosco un po’ la cultura dei Paesi musulmani e siamo grati di questa libertà di culto. Non parliamo di libertà religiosa, che è un altro discorso. Però questa libertà relativa è grande, soprattutto se guardiamo a Nord, all’Arabia Saudita».

Tolleranza negli Emirati – A differenza dell’Arabia Saudita, negli Emirati è possibile seguire fedi diversi dall’Islam e sono presenti nove parrocchie cattoliche. Abu Dhabi, capitale degli Emirati arabi uniti e principale emirato della federazione insieme a Dubai, non è stata scelta a caso per ospitare l’incontro. La tolleranza verso i non-islamici è relativamente alta e sebbene la Shari’a, la legge islamica, sia alla base della legge federale, i singoli emirati hanno il diritto di avere leggi civili più moderate. È possibile consumare e importare alcool, le donne possono indossare il bikini in spiaggia ed evitare il velo per strada, c’è libertà di professare altre fedi. Del resto uno su cinque degli abitanti non è islamico, a causa della grande immigrazione dall’Asia, e nelle grandi città di Abu Dhabi e Dubai la situazione è rovesciata e sono i cittadini degli Emirati d essere il 20% della popolazione. Tuttavia l’apostasia, il convertirsi a una fede diversa dall’Islam, è ancora punita con la morte, così come la blasfemia. L’omosessualità è illegale, con pene che vanno dal carcere all’esecuzione. Inoltre, Amnesty International ha denunciato diverse violazioni dei diritti umani, in particolare ai danni di oppositori politici e immigrati poveri di altre religioni. Proprio Amnesty, insieme ad altri osservatori internazionali, ha denunciato che la visita del Papa sarà usata come vetrina da parte degli emiri per dare un’immagine di tolleranza che non corrisponde alla realtà.

Guerra in Yemen – Alquanto complicata è anche la questione della guerra civile in Yemen, in cui gli Emirati sostengono il governo sunnita di Hadi. La coalizione guidata dall’Arabia Saudita contro i ribelli sciiti ha causato migliaia di morti con una politica di bombardamenti indiscriminati anche su obiettivi civili. Alle vittime militari si sono aggiunte quelle per fame. In quella che l’Onu ha definito «la peggiore attuale crisi umanitaria provocata dall’uomo», l’organizzazione Save the Children ha affermato che sono già morti di stenti 85mila bambini in quattro anni. Lo Yemen è stato al centro dell’Angelus di domenica prima della partenza, dove Papa Francesco, pur senza citare gli Emirati, ha dichiarato: «Con grande preoccupazione seguo la crisi umanitaria nello Yemen. La popolazione è stremata dal lungo conflitto e moltissimi bambini soffrono la fame, ma non si riesce ad accedere ai depositi di alimenti. Il grido di questi bambini e dei loro genitori sale al cospetto di Dio. Faccio appello alle parti interessate e alla Comunità internazionale per favorire con urgenza l’osservanza degli accordi raggiunti, assicurare la distribuzione del cibo e lavorare per il bene della popolazione».