Tre miliardi di persone sedute simbolicamente allo stesso tavolo. A Bishkek, in Kirghizistan, si riuniscono oggi, 13 giugno, i rappresentanti di Russia, Cina, India, Pakistan, Kirghizistan, Kazakistan, Tagikistan e Uzbekistan per la Shanghai Cooperation Organization, un’organizzazione che dà voce a metà della popolazione mondiale. L’obiettivo è formare un fronte comune contro la guerra dei dazi scatenata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e arrivare uniti al G20 in programma a Osaka il 28 e il 29 giugno. Ad assistere ai lavori in Kirghizistan ci sono anche l’Iran e l’Afghanistan, testimoni delle due criticità al centro dell’incontro: le sanzioni internazionali e il terrorismo.

Il nemico americano – I temi principali – non solo del summit ma anche del bilaterale tra il premier Russo Vladimir Putin e il leader cinese Xi Jinping – sono la guerra commerciale e le sanzioni internazionali. Russia e Cina hanno un nemico comune e tutto l’interesse ad allearsi. I dazi imposti dal presidente Trump stanno azzoppando l’economia cinese che ha bisogno di nuovi mercati per l’esportazione dei suoi prodotti, nonché di importare tonnellate di cibo (buona parte delle quali veniva dagli Stati Uniti) per sfamare il suo miliardo virgola tre di cittadini. Le sanzioni imposte sempre dal presidente degli Stati Uniti sulla Russia stanno danneggiando le vendite di gas e altre risorse naturali a cui la Cina sembra essere molto interessata. Grazie al riscaldamento globale, poi, la Russia diventerà un immenso granaio per la trasformazione delle sue distese di permafrost in superficie coltivabile. Cibo e gas in cambio di prodotti manifatturieri e supporto militare: l’intesa tra l’impero del dragone e quello del nuovo Zar si scrive da sola.

Pace nel Kashmir – I membri aggiuntisi più di recente al forum sono Cina e India che qui, per la prima volta dalle tensioni di febbraio, potranno avere un confronto anche se non sono previsti bilaterali. Dopo sei settimane di elezioni, Nahrendra Modi è stato riconfermato come premier della nazione più popolosa al mondo con una linea fortemente nazionalista e antislamica. Le recenti tensioni nella zona del Kashmir hanno riacceso il conflitto tra fedi mai terminato tra l’India e il Pakistan, ma è nell’interesse di tutti far tornare la stabilità. Il mercato indiano ha una potenzialità enorme sia di ricezione delle merci cinesi che di produzione interna, quindi un asse Mosca-Pechino-Nuova Delhi potrebbe creare una nuova potenza economica in grado di rivaleggiare definitivamente con gli Stati Uniti.

Le tappe dell’iniziativa cinese Belt and Road

Un nuovo Afghanistan – Anche la minaccia terroristica è sul tavolo dei partecipanti soprattutto per quanto riguarda l’Afghanistan, che resta un punto di instabilità troppo vicino ad alcuni membri cruciali della Belt and Road (il sistema ferrovie, autostrade e porti che la Cina sta costruendo per esportare più rapidamente la propria manifattura). A fine aprile si è tenuto un summit dei ministri della Difesa dei Paesi appartenenti alla Shanghai Cooperation Organization proprio per parlare non solo dei progetti di cooperazione ma anche di contratti per la fornitura di armamenti (cinesi) e di una vociferata controffensiva per forzare la pacificazione delle regioni del nord del Paese, se e quando gli americani saranno completamente assenti dal territorio afgano.