«Giusto così, gli omosessuali sono contro Dio. L’uomo non può avere figli. Deve stare con una donna». Nella sua camicia di lino, un uomo sulla trentina sorride tranquillo mentre risponde alla domanda: «Cosa ne pensa del fatto che questo albergo è di un uomo che ha fatto una legge per lapidare gli omosessuali?». Specchietti neri, suv Mercedes di lusso, valletto personale che scatta non appena qualcuno si avvicina alla vettura aperta. Non sorprende, alla fine, sentirlo dire «Sono di Dubai». La moglie, sul sedile del passeggero, tiene il capo chino. Ha un velo primaverile, rosa. Dal sedile posteriore un bambino di tre-quattro anni sorride timidamente. È una mattina come altre, al Principe di Savoia di Milano. Qui l’accusa degli attori-attivisti non è mai arrivata.

«Non ne sappiamo niente» – Un uomo giovane, con un tesserino aziendale al collo, svicola: «Non ho organizzato io l’evento qui». E scappa via. «Non ne sappiamo niente. Ora dobbiamo andare», dice una donna caucasica mentre porta al braccio un anziano confuso. Tra le Tesla e le Maserati parcheggiate fuori dal mastodontico albergo, nessuno ha sentito parlare della lettera di George Clooney a Deadline.com. Nessuno sa dell’attacco alla comunità Lgbtq sferrato dal sultano del Brunei Hassanal Bolkiah con l’ultimo aggiornamento del codice penale, il 3 aprile. Mentre passano le ore, l’unica cosa che cambia sono le targhe dei taxi incolonnati fuori, che in un flusso continuo salgono la rampa dell’hotel per raggiungere i clienti.

Il sultano del Brunei Hassanal Bolkiah (foto EPA)

Pena capitale – La catena di alberghi Dorchester Collection, a cui il Principe appartiene dal 2003, è di proprietà del governo del Brunei, uno stato del Sud-est asiatico poco più grande del Molise. Il sultano Bolkiah ha inaugurato un codice penale che prevede (per la prima volta nel subcontinente) l’applicazione della Shari’a a livello nazionale. Letteralmente “legge di Dio”, la Shari’a è un codice etico musulmano considerato da molti Stati una fonte di diritto. Tra le nuove pene, ha catturato l’attenzione quella destinata ai colpevoli di atti sessuali omoerotici o adulterini: la lapidazione. Morte per sassate. È scattato l’allarme internazionale: l’Unione europea ha chiesto che il codice non violi i diritti umani e mantenga una moratoria sull’uso della pena di morte, e diverse ong hanno chiesto interventi istituzionali dall’alto.

Denuncia tardiva – Molti personaggi del mondo dello spettacolo si sono schierati sulle stesse posizioni. Tra questi il cantante Elton John, l’attrice Sharon Stone e la presentatrice Ellen DeGeneres. Ma è soprattutto l’attore, regista e attivista George Clooney ad aver attirato l’attenzione: la sua lettera denuncia la violazione dei diritti umani nel Paese ed esorta al boicottaggio dei nove hotel della catena posseduta dal sultanato. La Dorchester Collection. Tra questi, il Principe di Savoia a Milano e l’Eden a Roma. La denuncia dell’attore, che al grido di «Non date soldi a chi ha scelto di lapidare i gay» salva dalla gogna mediatica servizio e staff, arriva però solo dopo i recenti sviluppi. L’attore è stato infatti ospite del Principe nel 2014, quando ha partecipato alla conferenza di lancio del film Monuments Men. Il sultano, come riporta il Guardian, aveva divulgato già nel 2013 l’intenzione di applicare una variante più rigida della legge della Shari’a al codice penale, ma allora non erano arrivate denunce da parte di personaggi pubblici.

La caffetteria del Principe di Savoia

Tutto tranquillo sul fronte occidentale – Il Principe (l’hotel, non il sultano) non è toccato dal turbinio degli eventi. La mattina scorre tranquillamente nel cinque stelle lusso: quasi tutti i tavoli del caffè sono occupati, la reception giostra telefonate e check-in senza interruzioni, il lobby boy chiama un taxi ogni due-tre minuti. Nessun dipendente, dalla reception alla sicurezza ai maitre, risponde alle domande. La policy dell’albergo è severissima: solo i membri delle Pubbliche Relazioni possono parlare con la stampa. Che però sono in riunione, irraggiungibili. Come il direttore. I tassisti sono sorpresi: gli ospiti sono costanti, e i trilli del fischietto che li chiamano al lavoro confermano la loro versione. Quanto agli ospiti, sepolti nelle morbidissime poltroncine della caffetteria di lusso o persi davanti alle sculture di Antonio Nocera nella hall, quasi tutti evitano di rispondere. Tranne quella voce: «Giusto così».