Una scelta per dare voce ai giovani che non è piaciuta ai giovani. Fra gli attivisti vicini al Partito Democratico, il 7 maggio Matteo Renzi ne ha selezionati venti da inserire nella nuova Direzione di partito. Una scelta innovativa, e non obbligata, che ha premiato alcuni millennials, ma che ha deluso tanti altri, «scavalcati» o anche semplicemente «non interpellati». Una squadra che a Milano era stata presentata anche a Barack Obama, quando l’ex premier aveva sventolato la bandiera di una nuova generazione che possa combattere il populismo uscendo dagli schemi della politica tradizionale. «Una quarta via», così l’hanno definita i giornali italiani, che spinga gli elettori, soprattutto giovani, a partecipare alla politica senza cedere alla tentazione dell’estremismo. Una proposta accolta da Obama, che ha sulle spalle l’esperienza di aver lasciato la Casa Bianca a un candidato come Donald Trump.

I prescelti – Fra i ragazzi selezionati ci sono sia Giovani Democratici che iscritti all’associazione culturale Futuredem, sia Renziani “di vecchia data”, che orlandiani e sostenitori di Michele Emiliano, appena sconfitti alle primarie. Tra i 19 e i 29 anni, alcuni sono iscritti da sempre ai Gd, altri non ne hanno mai fatto parte. «Una grande gioia», così l’ha definita Umberto Costantini, uno dei venti giovani scelti da Renzi, che da oggi prenderanno parte alla direzione nazionale del partito democratico. «Sono sindaco di Spilamberto dal 2014, un paesino del modenese, ma la scelta del segretario è stata per me una sorpresa. Come gli altri, ho saputo dieci minuti prima del discorso di Renzi di essere fra i fortunati. Sono pronto a lavorare sia in ambito locale che nazionale e ispirare altri ragazzi a tornare a credere nella politica. Il populismo distrugge, noi formuleremo nuove idee e progetti».

Malumori interni – All’inizio hanno fatto finta di nulla, poi hanno mostrato la rabbia con un post sull’account ufficiale di Facebook. La scelta di Renzi non è stata apprezzata da tutti, men che meno dai Giovani Democratici «per nulla consultati dai vertici del Pd». In sintesi, hanno definito l’iniziativa un «coniglio dal cilindro», una decisione renziana dell’ultimo minuto che ha ignorato il parere dei Gd. «Di facciata appartengono a tutte le correnti», hanno detto, «nel concreto fanno tutti parte del “giglio magico”, chi per provenienza territoriale, chi per passate collaborazioni con figure vicine al segretario come il sottosegretario Maria Elena Boschi». Come scritto nel post «il rinnovamento deve passare sempre per il manuale Cencelli», un metodo che veniva applicato nella Prima Repubblica per mantenere la par condicio fra diverse correnti di partito. Stavolta Renzi sembra invece aver selezionato venti fedelissimi, che gli assicurerebbero voti a favore in direzione.

La replica – Diversamente la pensano i Futuredem, associazione culturale di giovani sempre vicini al partito, ma più renziani. A loro parere la scelta di venti giovani, fra i quali diversi Gd, dovrebbe essere comunque apprezzata da tutti. Saranno subito effettivi in direzione e i criteri della selezione rifletterebbero proporzionalmente il voto delle primarie, senza far prevalere una corrente sulle altre. Per i Futuredem far parte dei Giovani Democratici, rispetto ad altre associazioni, non rappresenta un «diritto di prelazione» sugli altri giovani attivisti.

Quarta via – Che ruolo avranno i venti prescelti oltre la possibilità di prendere parte ai lavori della direzione Pd? Nell’incontro fra Renzi e Obama a Milano, sulla scia del successo di Emmanuel Macron in Francia, si è parlato di una svolta che risponda all’aggressività del populismo nei confronti della vecchia politica. «Formerò una nuova generazione di leader con Matteo», ha detto l’ex presidente Usa, nell’ottimismo di lanciare un nuovo progetto politico condiviso a livello internazionale. Dietro lo slogan etichettato dai giornali come “quarta via” non c’è però un effettivo piano d’azione. «Penso sia la voglia di coinvolgere maggiormente i giovani e la società civile in un percorso comune che risponda alle critiche e agli scetticismi degli ultimi anni», ha detto Costantini, «tra noi questo termine non lo abbiamo mai usato». Il segretario nazionale dei Giovani Democratici Mattia Zunino prova a dare la stessa definizione, ma con una sfumatura diversa: «Nessuna rivoluzione o idea concreta, solo la terza via che dopo i suoi insuccessi ha cambiato veste. Una trovata per dare un titolo alle pagine dei giornali».