Matteo Salvini è a Washington, dove si tratterrà dal 16 al 18 giugno per incontrare il segretario di Stato (cioè il mininistro degli Esteri) Mike Pompeo e il vicepresidente Mike Pence. Non incontrerà invece il presidente Donald Trump per ragioni di protocollo: il capo della Casa Bianca per tradizione si incontra ufficialmente solo con capi di Stato o di governo. I temi dell’incontro, ha twittato il ministro dell’Interno prima di partire, saranno «economia, immigrazione e lotta comune contro il terrorismo».

«Italia primo alleato Usa» – L’Unione europea e gli Stati Uniti a guida Trump sono sempre più distanti e perfino ostili, basti pensare alle polemiche suscitate dai consigli del presidente americano al Regno Unito di puntare allo scontro totale con Bruxelles che porti a un’ “Hard Brexit” senza condizioni. È in questo scenario che Salvini, parlando da vicepremier (ma i temi e i toni sono da premier), cerca in Trump un alleato nel loro comune confronto con l’Europa: «Il nostro Paese vuole tornare a essere nel continente europeo il primo partner della più grande democrazia occidentale. Quello che dirò a Pence e Pompeo è che altri Paesi europei hanno invece preso un’altra strada, mentre noi ci siamo». Il vicepremier leghista ha bisogno di sostegno soprattutto per la battaglia sulla “flat tax”, che l’ala verde del governo Conte vuole realizzare a prescindere da debito e deficit. Un modello da seguire, secondo il capo della Lega, è la riforma fiscale messa in atto da Trump: «Dal taglio delle tasse al rilancio dell’economia locale vorrei che, chiaramente in piccolo, il governo italiano applicasse una ricetta come quella adottata dall’amministrazione statunitense, già dalla prossima manovra. Poi possiamo decidere come modularla negli anni, ma il taglio delle tasse ci deve essere. In Europa li convinceremo con i numeri e con la cortesia, altrimenti le tasse le taglieremo lo stesso. La Ue se ne faccia una ragione».

«Torniamo a parlare con la Russia» – Se Trump e Salvini sono allineati su politiche fiscali di tagli alle tasse e sovranismo interno, i rapporti internazionali dell’Italia sono il tema che più li divide. L’ammirazione del leader leghista per la Russia di Putin è nota e anche con la Cina il governo Conte si è spinto più in là di qualunque altro Paese europeo, firmando un memorandum con Pechino per far partecipare l’Italia alla nuova “Via della seta”. Viceversa, l’amministrazione Trump ha fatto del confronto con la Cina uno dei punti centrali della propria politica estera e anche con Mosca le tensioni non sono mancate. Per quanto riguarda i rapporti col gigante asiatico, cercati in prima persona dall’alleato Luigi Di Maio, Salvini ammette che «a volte possono esserci benefici che possono diventare gabbie. E quando c’è di mezzo la sicurezza non si discute. Su questo ha ragione Trump», citando indirettamente il caso Huawei. Sulla Russia invece è molto più amichevole: «Sarebbe un errore strategico sia commerciale sia geopolitico allontanare la Russia dall’occidente per lasciarla nelle braccia dei cinesi. Bisogna fare di tutto per riportarli al tavolo e io preferisco ragionare che tornare all’asse Mosca-Pechino».