L’attaccante croato Nikola Kalinic, dal 2015 alla Fiorentina con cui ha segnato 25 gol in 66 partite. ANSA/MAURIZIO DEGL’INNOCENTI

«I soldi cinesi sono un pericolo per tutti». Parola di Antonio Conte, allenatore del Chelsea capolista in Premier League e tecnico italiano del momento. L’ex ct della Nazionale pronunciò questa frase a dicembre, commentando la possibile partenza del centrocampista brasiliano Oscar verso la Cina. Partenza che si è poi effettivamente verificata nei giorni di Natale, quando lo Shanghai SIPG ha staccato un assegno da 60 milioni di euro per strapparlo ai Blues. Al giocatore andranno invece 25 milioni di euro per quattro anni, più di quanto prendono Messi e Cristiano Ronaldo.

Solo uno dei tanti esempi, sempre più frequenti (un altro è quello di Carlitos Tevez, passato allo Shanghai Shenua), di come i capitali orientali stiano rivoluzionando il calcio europeo. Anche quello italiano. L’ultimo obiettivo sul taccuino delle squadre cinesi è quello di Nikola Kalinic, attaccante della Fiorentina. Lo vuole il Tianjin Quanjian, formazione fresca di promozione in Super League e allenata da Fabio Cannavaro. L’offerta alla Fiorentina si aggira tra i 35 e i 38 milioni, al giocatore (che oggi guadagna 1,5 milioni all’anno) è stato promesso un quadriennale da almeno 8 milioni all’anno. Cifre insostenibili per i nostri club, costretti nella maggior parte dei casi a lasciar partire i propri gioielli di fronte alle proposte delle sirene cinesi.

Investimenti record, holding in campo (anche statali), l’Inter già in tasca e il Milan quasi. La Cina si muove sui mille fronti del calcio internazionale con un obiettivo ben preciso: vincere i Mondiali entro il 2050, magari ospitandoli in casa. Il presidente Xi Jinping fa sul serio e nel marzo 2015 ha emanato una direttiva per portare le scuole calcio da 5 mila a 50 mila. E 70 mila campi sono in costruzione per i prossimi cinque anni. C’è chi parla di El Dorado e chi invece è più scettico, ma intanto giocare a pallone è obbligatorio nelle scuole e i gruppi finanziari possiedono squadre di prima fascia in Inghilterra, Francia, Spagna e Italia. Dietro il fondo Ses, atteso dal closing con i rossoneri il prossimo 3 marzo, potrebbe esserci addirittura il governo di Pechino. La nazionale però continua a faticare: guidata dal ct campione del mondo Marcello Lippi, la Cina è ultima nel suo girone di qualificazione a Russia 2018 e occupa l’82esima posizione nel ranking Fifa.

(ha collaborato Francesco Caligaris)