Michela Murgia, candidata per Sardegna Possibila

Michela Murgia, candidata per Sardegna Possibile

«Prima di noi un progetto indipendentista non ha mai preso più del 3%». A due giorni dalla sconfitta alle amministrative, Michela Murgia, capogruppo di Sardegna possibile, mostra comunque soddisfazione per il risultato raggiunto dal suo gruppo. La scrittrice premio Campiello, con il 10,3% dei voti ottenuto, non farà parte del consiglio regionale, ma non si arrende. Le quasi 80 mila preferenze ottenute mostrano che stanno crescendo i consensi verso un programma che prenda sempre più le distanze dal “continente”. «Alle ultime elezioni 80 mila sardi hanno dato fiducia a un progetto che non ha mai nascosto la sua matrice indipendentista. Non entreremo nell’assemblea solo perché la Sardegna, unica regione ad avere uno sbarramento del 10%, consente a chi ha preso appena 700 di diventare consigliere, solamente perché parte di una coalizione maggioritaria – spiega lei ai microfoni della Sestina (senti l’audio in fondo all’articolo) -. Persone che invece hanno raggiunto i 4 mila voti non potranno avere il loro seggio in quanto alle loro spalle non c’è una coalizione forte. In tutta Europa solo la Turchia ha una legge simile».

Quello delle elezioni in Sardegna è stato un fine settimana intenso, dal punto di vista nazionale, con la crisi di governo e l’incarico a Matteo Renzi, che però non ha avuto risvolti sulle amministrative. «I fatti di Roma non hanno avuto la minima influenza sul risultato delle elezioni. Semplicemente, il disinteresse che i politici dimostrano nei confronti della nostra isola avrebbe dovuto modificare il rapporto tra istituzioni locali e quelle romane. Invece non è stato così». Secondo Murgia, ad aver avuto peso è stata piuttosto la paura. «Il bipolarismo e la radicalizzazione dello scontro tra centro-sinistra e centro-destra hanno fatto sì che molti che avrebbero potuto votare per un cambiamento abbiano avuto così tanta paura di trovarsi altri cinque anni con Ugo Cappellacci, da tapparsi il naso e concentrare il voto sul centro. In questo modo – continua la scrittrice – è stato penalizzato un progetto davvero innovativo. E’ triste: una democrazia matura sogna che non si voti per paura, ma per scelta. In Sardegna, invece, è prevalsa la logica del “è meglio il meno peggio del meglio”».

Mancano ancora una manciata di seggi da scrutinare, ma Michela Murgia pensa già al suo futuro impegno nell’amministrazione della Sardegna. «La politica non è una vacanza dalla vita di tutti i giorni. Le persone che ci hanno votato hanno diritto ad una rappresentanza, e l’unica possibile non è quella all’interno del consiglio. E poi attraverso l’esperienza di Sardegna possibile abbiamo fatto una cosa magnifica, e l’abbiamo fatta talmente tanto bene da costringere i nostri avversari ad alzare il loro livello perché non si vedesse la differenza. Senza contare – conclude – che se non ci fossimo stati noi, il centro-sinistra avrebbe avuto una candidata con un avviso di garanzia sulle spalle per peculato. Non ci scordiamo che il Pd è stato costretto a cambiare il suo rappresentante perché i sondaggi lo davano perdente contro di noi. E mi sembra già molto».

Angela Tisbe Ciociola

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