La sala concerti Bataclan tre giorni dopo la strage

La sala concerti Bataclan tre giorni dopo la strage

I terroristi «ci hanno chiesto se capivamo le loro ragioni, vi lascio immaginare il silenzio che è calato in quel momento». A parlare, ai microfoni di Rtl, è Sébastien, sopravvissuto al massacro del Bataclan di Parigi: «All’inizio ci hanno fatto la predica. Ci hanno spiegato che erano lì per le bombe sganciate in Siria e per dimostrare a noi occidentali gli effetti degli aerei laggiù». È un azzardo dire che possiamo capire, o anche solo immaginare, quello che hanno vissuto Sébastien e le altre persone coinvolte negli attentati condotti dallo Stato Islamico nella capitale francese. Dai loro racconti emerge in modo prepotente l’immagine di vite stravolte, prospettive cambiate e speranza.

Sébastien prima si è nascosto poi, una volta trovato dagli assalitori, ha parlato con loro per un’ora: «Potevano uccidermi subito. Ma quando hanno cominciato a parlarmi, ho capito che forse ero destinato a vivere. Ci chiedevano di urlare agli agenti di non avvicinarsi, altrimenti si facevano esplodere. In ogni momento una parola sbagliata può provocare la tua morte», ha concluso Sébastien, che oggi si ritiene «nato una seconda volta».

DONNA BATACLAN PARIGI300

Un frame del video di Le Monde in cui si vede la donna aggrappata alla finestra

La donna incinta nel video di Le Monde
Si è salvata anche la donna incinta diventata il simbolo della strage al Bataclan: nel video girato dal reporter di Le Monde Daniel Psenny la si vede aggrappata al davanzale di una finestra del secondo piano della sala concerti. Un giornalista e musicista, Sebastian Besatti, ha raccontato al quotidiano La Proence di averla presa di peso e di averla riportata all’interno del Bataclan dopo averla sentita urlare chiedendo aiuto. La donna lo ha poi rintracciato e contattato via Twitter per ringraziarlo di averle salvato la vita.

Facebook parigi

Il post su facebook di Antoine Leiris

Il giornalista: «Avete ucciso la madre di mio figlio, ma non avrete il mio odio»
Il racconto di Antoine Leiris, giornalista francese che ha commosso i social network, è il ritratto di Hélène, ma anche un invito a non arrendersi al terrore: «Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio ma no, non avrete il mio odio». Ha scritto così sul suo profilo Facebook, in un post che è stato condiviso più di 20mila volte in poche ore. Antoine è stato chiamato a identificare il corpo lunedì: «L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo giorni e notti d’attesa. Ed era così bella, bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi ha fatto follemente innamorare di lei 12 anni fa». Non sarà tutto uguale a prima, ma il giornalista non vuole darla vinta a chi uccide in nome di Allah: «Voi volete che io abbia paura, che guardi i miei concittadini con sospetto, che sacrifichi la mia libertà per la sicurezza. Eh no, non ce la farete», ha continuato su Facebook, parlando anche del figlio. «Siamo solo in due ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Tra l’altro, ora devo andare: devo andare da Melvil che si sta per svegliare dal suo riposino. Ha solo 17 mesi e come ogni giorno mangerà la sua merenda e poi andremo a giocare come sempre, e per tutta la sua vita questo bambino vi farà l’affronto di essere felice e libero. Perché no, non avrete nemmeno il suo odio».

Federica Scutari