TaxiDalla sfilata dei vip a quella dei taxi. Decine di auto bianche da mercoledì, 29 gennaio, sono parcheggiate in fila sulla piazza che separa la Scala da Palazzo Marino, la sede del comune di Milano. “Dobbiamo far rispettare i nostri diritti”, scandiscono i tassisti. Calpestati, a loro dire, da Uber, il servizio di noleggio auto con autista presente in città dallo scorso marzo. Una concorrenza che sta erodendo il mercato dei tassisti, che dalle primissime ore stanno sostenendo una forma estrema di sciopero selvaggio: accettano le chiamate dei clienti e poi non si presentano. Scatenando l’ira di chi rimane appiedato, solo e infreddolito. E c’è chi si è addirittura spinto oltre: alcuni taxi che non hanno aderito allo sciopero sono stati fermati con l’obiettivo di far scendere i passeggeri. I parcheggi di Linate e nei pressi delle stazioni rimangono deserti, con il prevedibile esito di creare disagi ai viaggiatori.

“One solution: revolution”. “Difendiamo il nostro lavoro”. “Colleghi sveglia, c…o”. Sono questi alcuni degli striscioni apparsi tra i picchetti organizzati in vari punti strategici della città: Piazza della Scala, Stazione Centrale. Poche persone, non più di un centinaio in tutto, ma che rappresentano il segno di un malumore dei conducenti delle auto bianche. Non è tollerabile, si legge nella nota del Coordinamento delle organizzazioni di categoria taxisti e radiotaxi, “il diffondersi dell’attività abusiva del servizio taxi attuata attraverso l’ausilio di piattaforme informatiche”. Uber, infatti, è prenotabile tramite un’app su un comunissimo smartphone.

Ma perché quest’attività sarebbe abusiva? “Si tratterebbe di una violazione della legge 21/1992”, fanno sapere i tassisti. Cioè la legge quadro che regolamenta il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea. Uber entrerebbe in conflitto con questa legge per due motivi, perché viola il divieto di  stazionamento su suolo e non concorda preventivamente il costo della corsa. Il primo aspetto sarebbe un vantaggio per Uber, perché non stazionando nelle autorimesse, potrebbe spostarsi a ridosso di zone centrali o particolarmente frequentate per attirare un flusso maggiore di clienti.

Le maggiori sigle sindacali non hanno aderito alla protesta, ottenendo in tutta risposta uno striscione dedicato: “Sindacati ladri pagati”. Fatto sta che l’iniziativa confligge pesantemente con il comma 2 dell’articolo 2 della già nota legge 21/1992 (“La prestazione del servizio è obbligatoria”, l’inosservanza di tale obbligo comporta sanzioni amministrative) e con la delibera del 24 gennaio del 2002 emanata dalla Commissione di garanzia per gli scioperi, che impone che “l’astensione dal servizio di taxi deve essere comunicata al sindaco del comune interessato con almeno dieci giorni di anticipo”.

È guerra aperta con il comune di Milano, tant’è che una delegazione di tassisti è stata ricevuta a Palazzo Marino per chiedere “l’adozione di una nuova ordinanza pienamente rispettosa delle norme di legge in vigore”. In ogni caso, sono già state fissate nuove agitazioni: il 10 febbraio è previsto un presidio in Piazza della Scala, il 20 febbraio uno sciopero – stavolta autorizzato – dalle 8 alle 22.

Francesco Paolo Giordano