Questo articolo è stato aggiornato l’11 gennaio 2024

Quattro gradi di giudizio, dal tribiunale alla Corte di Cassazione, , carcere, arresti domiciliari. Poi, dopo nove anni, l’assoluzione piena da parte della Corte d’Appello di Roma “per non aver commesso il fatto”. E’ questa la storia di Renato Salvatore, ex Generale dell’ordine religioso dei padri Camilliani, coinvolto nell’inchiesta del 2014 condotta dalla Procura di Roma e nata dalle carte ritrovate nell’archivio del commercialista Paolo Oliverio. Il sacerdote, in particolare, era stato accusato di sequestro di persona ai danni di due confratelli, ai quali, secondo l’accusa, sarebbe stato impedito di partecipare alle votazioni per l’elezione del superiore generale dell’Ordine, vinte poi dallo stesso Salvatore.
L’indagine, condotta a suo tempo dai militari della Guardia di finanza guidati dal colonnello Cosimo De Gesù, si era concentrata sui rapporti d’affari tra Oliverio ed Ernesto Diotallevi, il boss della banda della Magliana, ma anche sui legami del commercialista con la criminalità organizzata calabrese e con alcuni esponenti delle istituzioni. L’archivio avrebbe consentito al faccendiere anche la realizzazione di attività di dossieraggio sulla base di intercettazioni illegali. Su uno dei pc sequestrati a Oliverio – rivelò il gip nel 2014 – era installato un software per le intercettazioni illegali.