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Il ministro dell’Interno Angelino Alfano, 44 anni

La risposta dell’Italia alla minaccia del terrore sta in una serie di norme all’attenzione del Consiglio dei Ministri. Carcere fino a 10 anni per chi andrà a combattere all’estero; sorveglianza speciale, obbligo di soggiorno ed eventualmente ritiro del passaporto per i sospetti; una stretta sulla compravendita di esplosivi e la possibilità di oscurare i siti web di propaganda terroristica.

Porta la firma dei ministri dell’Interno e della Giustizia, Angelino Alfano e Andrea Orlando, il pacchetto antiterrorismo, in calendario a Palazzo Chigi martedì 20 gennaio. Atteso in realtà già da ottobre, il provvedimento ha avuto un’accelerazione solo dopo gli attentati di Parigi e l’allerta alta anche nel nostro Paese. Fino ad ora il titolare del Viminale ha assicurato che dovrebbe essere un disegno di legge, quindi con successivo esame del Parlamento. Non è però escluso che invece il Consiglio dei Ministri possa optare per un decreto legge, per dare una corsia preferenziale alle nuove norme. E questo alla luce anche dell’urgenza del momento e dell’allarme per la presenza in Italia di almeno 59 foreign fighters, estremisti già partiti per le frontiere di guerra in Siria.

Il pacchetto antiterrorismo punta a colpire soprattutto chi decide di andare a combattere al fianco del Califfato e chi si adopera per il reclutamento. Il Consiglio dei Ministri punta infatti ad introdurre un reato specifico per quanti organizzino “viaggi all’estero con finalità terroristiche”, ma anche per chi si autoaddestra. Sono proprio questi ultimi – secondo gli investigatori – la principale minaccia: quanti cioé imparano da soli attraverso siti specifici come usare esplosivi o procurarsi armi. Sono i cosiddetti “lupi solitari”, difficili da rintracciare, ma arruolati soprattutto attraverso la Rete. E per neutralizzare questa cyber- radicalizzazione è previsto l’oscuramento dei siti di propaganda terroristica, insieme alla stesura di una ‘black list’ delle pagine web a rischio. Anche agli aspiranti jihadisti vengono poi estese le misure di prevenzione già usate per i mafiosi: fino al ritiro del passaporto. Rischierà poi l’arresto chi possiede o vende sostanze, che possono utilizzate anche per la fabbricazione di ordigni.

Slitta ancora, invece, il progetto di creare una Procura nazionale antiterrorismo. Anche se “appare ormai condivisa e matura – ricorda il Guardasigilli – l’idea di introdurre strumenti centralizzati di coordinamento delle investigazioni in materia di terrorismo”. Ma il ministro dell’Interno puntualizza che in realtà “gran parte del lavoro su questo tema avviene a livello di intelligence e di informazioni preventive, non nei tribunali”.

Nessun riferimento per ora a Palazzo Chigi sulle discusse norme del Pnr, il passenger name record, una sorta di banca dati internazionale che conserverà traccia del traffico aereo di passeggeri in entrata e uscita dall’Unione europea. Su questa si aspetta una decisione del Parlamento Europeo.

 

Andrea de Cesco