testamento-biologico_7Liberi di scegliere. Il Registro del Testamento biologico prende il via a Milano, e prima dell’avvio è già boom di prenotazioni. Dal 18 novembre, presso la sede dell’Assessorato alla Politiche Sociali di largo Treves 1, Palazzo Marino comincia a raccogliere le “Dichiarazioni di attestazione anticipata di volontà” (Dat). Cioè, quegli scritti spontanei in cui siano esplicitate le proprie intenzioni per quel che riguarda il «fine vita». Le disposizioni potranno riguardare non solo il trattamento medico (somministrazione di farmaci, sostentamento vitale, rianimazione, etc.) in situazioni di perdita di coscienza definibile come permanente e irreversibile, ma anche i prelievi, i trapianti di organi o tessuti e la cremazione e dispersione delle ceneri. Già 35 persone hanno preso appuntamento per depositare la modulistica predisposta.

I cittadini interessati dovranno portare con sé un documento d’identità e il codice fiscale, ma anche farsi accompagnare da un famigliare o amico da indicare come fiduciario nel testamento biologico. La dichiarazione verrà sottoscritta in triplice copia. L’originale verrà conservato in busta chiusa, mentre le altre due copie saranno conservate dall’interessato e dal fiduciario. Ci sarà libertà anche di ripensarci e le indicazioni potranno essere ritirate e modificate in qualunque momento.

Con questo provvedimento, Milano segue la strada già percorsa da Roma, Torino, Firenze e dalle altre città italiane dotate del Registro ad hoc. La deliberazione approvata in aula l’11 luglio scorso, è il risultato dell’iniziativa popolare promossa dai Radicali e dal Comitato “Io scelgo” e di un’analoga proposta di iniziativa consiliare. In base al testo approvato dall’aula di Palazzo Marino con ventisette voti a favore, quattro contrari e un astenuto, il Comune di Milano non potrà custodire fisicamente le dichiarazioni anticipate, ma soltanto un registro che attesta il deposito di questi atti presso un fiduciario terzo: notaio, medico o avvocato.

Il “testamento biologico” è, però, un tassello della lunga battaglia intrapresa da familiari e comitati per arrivare all’approvazione di una legge in materia. Secondo la Costituzione Italiana, infatti, nessuno può essere obbligato a ricevere determinate cure. Nel nostro Paese, però, non vi è ancora una normativa che tuteli il paziente dal rischio di non veder considerate valide le sue disposizioni né legalmente, né eticamente. Per questa ragione, nel 1997 è stata ratificata la Convenzione di Oviedo sui diritti umani e la biomedicina, che sancisce come sia da ritenersi valida la volontà espressa dal paziente precedentemente se, al momento dell’intervento medico, lo stesso non è in grado di esprimersi.

Silvia Morosi