Lampedusa-migranti“Mai più” avevano detto le istituzioni italiane ed europee di fronte alla tragedia del 3 ottobre 2013. Al largo di Lampedusa persero la vita trecentosessantasei migranti, in quella che i media definirono “la più grande tragedia del mare”. Ma è successo di nuovo. Nella notte tra domenica 8 febbraio e lunedì 9 oltre trecentotrenta persone sono morte – alcune di freddo – nel canale di Sicilia. Quattro barconi di profughi sub-sahariani che riaccendono le polemiche politiche a colpi di tweet.

Le dichiarazioni del presidente della Camera, Laura Boldrini, ex portavoce dell’UNHCR, e dell’ex presidente del consiglio, Enrico Letta, vanno al cuore della polemica sulla gestione dei migranti nel Mediterraneo. Il passaggio dall’operazione MareNostrum, di competenza della Marina Militare Italiana, all’operazione Triton della Commissione Europea, sotto la gestione dell’agenzia Frontex. Alle accuse il presidente del consiglio Matteo Renzi risponde piccato. “Non è che con Mare Nostrum non si moriva e adesso si muore – riferisce il presidente del consiglio in un’intervista a SkyTg24 -. Il problema non si risolverà fino a quando non si risolve il problema della Libia. Chiederemo all’Europa di intervenire, di fare di più. Non c’è solo la Grecia o l’Ucraina, ma anche la Libia. Questo lo dirò domani al Consiglio europeo. La Libia è totalmente fuori controllo. Se vogliamo mettere fine a questo Mediterraneo come cimitero la priorità è risolvere la situazione in Libia, non il derby tra chi vuole Mare nostrum o Triton”.

Il 31 dicembre scorso l’operazione MareNostrum – quattro elicotteri, tre veivoli, due pattugliatori, corvette e aeromobili, una nave anfibia – ha lasciato il posto a Triton dell’agenzia europea Frontex. La differenza è notevole. Nove milioni e trecentomila euro al mese il budget di Mare Nostrum contro i due miloni e nove di Triton. Pattugliamento fino a 100 miglia dalle coste italiane contro i 30 attuali. L’intervento di primo soccorso, salvataggio e assistenza medica contro la gestione delle frontiere. “Una nuova tragedia del mare era obiettivamente immaginabile: da mesi andiamo dicendo che l’operazione Triton ha bisogno di maggiori risorse e di nuove regole d’ingaggio che vadano oltre il semplice pattugliamento”, dice da Strasburgo l’eurodeputato Salvo Pogliese della Delegazione all’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo. “La missione Triton deve essere ancor più e meglio supportata dall’Europa, Frontex deve trovare sede operativa in Sicilia, luogo di immediata frontiera, ma deve anche prevedere nuove regole di ingaggio che fronteggino seriamente l’ondata di sbarchi che, presumibilmente con l’arrivo della bella stagione, non potrà che intensificarsi”.

Per il commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, l’operazione Triton non è all’altezza della situazione. “L’Europa ha bisogno di un sistema di ricerca e salvataggio efficace”. Del medesimo tono è l’intervento del ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, che a SkyTg24 dichiara: “La missione Triton non è sufficiente. Nelle dimensioni è un’operazione più ridotta rispetto a Mare Nostrum.” In difesa di Triton parla Izabella Cooper, portavoce di Frontex, che ricorda come questa nuova missione “non è mai stata concepita per sostituire MareNostrum. Ciononostante stiamo lavorando ben oltre le nostre potenzialità, con il dispiegamento di forze che ci garantisce il budget di tre milioni di euro al mese. Noi agiamo all’interno del mandato datoci dall’Europa: finché il nostro mandato resta quello di offrire assistenza tecnica agli Stati membri sul pattugliamento delle frontiere non ci si può aspettare di più”. Come a dire che finché l’Europa non prende una decisione comunitaria non ci sono molte strade da percorrere.

 

Camilla Colombo