Avvio in calo del 3.4% e terza seduta negativa consecutiva. La seduta dei titoli del Monte dei Paschi di Siena a Piazza Affari si è aperta all’insegna delle vendite, in scia ai dettagli che emergono dall’inchiesta giudiziaria sulla scalata a Mediobanca. Il titolo della banca ha aperto la settimana in fondo al Ftse Mib con una valutazione di 7,87€ ad azione. Giovedì 27 novembre era stata comunicata l’apertura del fascicolo a carico dell’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, del presidente di EssilorLuxottica e del gruppo Delfin Francesco Milleri, e dell’amministratore delegato di Mps Luigi Lovaglio, indagati dalla procura di Milano per aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza. Nel mirino l’operazione con cui, a fine settembre, la banca senese ha comprato Mediobanca. Un’operazione da 13,5 miliardi di euro che la procura sospetta sia stata concordata tra i tre indagati e per cui sono iscritti al registro come persone giuridiche anche i gruppi Delfin e Caltagirone.

Obiettivo Generali – È sulla presunta regia nascosta per le quote della compagnia assicurativa Generali, di cui Mediobanca è prima azionista con il 13,2%, che si concentra l’attenzione dei pm Luca Gaglio e Giovanni Polizzi. Delfin e Caltagirone nella società triestina possiedono già rispettivamente il 6,8% e il 10%. Tra le intercettazioni pubblicate, ce n’è una in cui Lovaglio dice a Caltagirone: «Generali è strategica fin dall’inizio». Era il 5 maggio e Mediobanca aveva appena annunciato l’intenzione di liberarsi della sua quota nella società assicurativa, nel tentativo di bloccare l’offerta. Secondo la procura Mps e Delfin avrebbero nascosto le loro intenzioni ai controllori Consob (autorità di vigilanza sulla Borsa), alla Banca centrale europea (vigilante sul sistema creditizio) e all’Ivass (vigilante sul mondo delle assicurazioni), allo scopo di schivare l’obbligo normativo di una offerta pubblica di acquisto (Opa) più onerosa dell’offerta pubblica di scambio (Ops) andata invece in porto. Con un’Opa, in caso di adesioni superiori al 25%, Mps avrebbe dovuto muovere un’offerta in denaro sull’intero capitale di Mediobanca. Con un’Ops, nonostante le adesioni al 35%, equivalenti al totale delle partecipazioni dei due gruppi, i soldi sono stati spesi in “carta contro carta”, ovvero con 2,3 azioni Mediobanca di nuova emissione per ogni vecchia azione portata in adesione a Mps.

Intercettazioni – «Infatti facciamo così perché abbiamo il 35 in mano, abbiamo già il controllo, l’avete capito o no? Cioè, arriveremo al 60, però abbiamo il controllo, regolatevi, se volete ancora continuare a farci problemi, a speculare, a inventare storie, a fare i bastardi della finanza, regolatevi: noi abbiamo il 35, e questo è un messaggio vero», così Lovaglio in un’intercettazione del 5 luglio scorso con un manager. È soprattutto dalle telefonate che la presunta regia occulta dietro l’operazione sembra prendere forma. Il 18 aprile, il giorno dopo l’assemblea Mps con cui è stato deciso l’aumento di capitale necessario a comprare Mediobanca, lo stesso Lovaglio ha detto a Caltagirone: «Il vero ingegnere è stato lei, io ho eseguito solo l’incarico». «Ha ingegnato una cosa perfetta, quindi complimenti a lei per l’idea», gli ha ribadito. «Perfetto, grazie. È andata come doveva», la risposta di Caltagirone.

Il Mef – Il ministero dell’Economia e delle Finanze «non è oggetto di accertamento, non è una persona fisica e non può commettere reati» hannp dichiarato fonti giudiziarie milanersi all’Agenzia Ansa. Tuttavia la Procura avrebbe preso in esame anche un possibile coinvolgimento del governo, in quanto azionista di Mps. Particolare attenzione sarebbe stata rivolta alla procedura con cui, a novembre 2024, il Mef ha venduto parte delle sue quote Mps a Caltagirone e Delfin. Elencando negli atti dell’ìnchiesta citati dal Corriereb della Sera, una complessa sfilza di «opacità e anomalie», gli inquirenti osservano che ci sarebbero stati tutti «gli elementi di fraudolenza per integrare il reato di turbativa d’asta», ma il ministero non è indagato perché la procedura accelerata con cui l’intermediario Banca Akros ha venduto le quote di Mps non può essere considerata «gara pubblica». Fonti del Mef hanno smentito qualsiasi coinvolgimento o interferenza nell’operazione, ma dalle opposizioni è stato chiesto che il ministro Giancarlo Giorgetti riferisca in parlamento. La Procura cerca comunque di far luce sul tema del conflitto di interesse del governo, relativo alla sua contemporanea veste di azionista rilevante di Montepaschi e di titolare del cosiddetto Golden Power.  Questo istituto, che consente al governo di bloccare operazioni finanzioarie considerate nocive agli interessi nazionali, è stato di recente invocato per fermare banca Unicredit nel tentativo di entrare nel capitale di Banco Bpm.