Continuano a piovere missili nel cielo mediorientale. Gli attacchi proseguono ininterrotti dal 13 giugno, quando nella notte Israele ha lanciato un’offensiva su Teheran con l’obiettivo di distruggere il programma di arricchimento nucleare iraniano. Un programma militare che, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, è stato pianificato da mesi e durerà almeno 14 giorni. Nella mattinata di oggi, 16 giugno, le forze israeliane hanno attaccato il sito nucleare di Natanz. Mentre i pasdaran hanno riportato di aver abbattuto due droni che attaccavano la città di Zanjan, città nel nord-ovest del Paese. L’esercito israeliano ha scritto sui propri social che alcuni missili sono in arrivo anche dallo Yemen. Intanto sono stati attivati degli allarmi aerei per la presenza di droni iraniani vicini alla residenza del premier Benjamin Netanyahu, a sud dell’area metropolitana di Tel Aviv.  Nella notte, sono invece stati colpiti almeno una decina di centri di comando della forza Quds, l’unità d’elite dei Guardiani della rivoluzione iraniana, secondo quanto si apprende da qualificate fonti di sicurezza.

Il bilancio ad oggi – Sono 24 in tutto le vittime israeliane da venerdì, 592 i feriti, di cui 10 in gravi condizioni. Un bilancio diverso invece quello iraniano: 1.481 le persone rimaste uccise o ferite negli attacchi. I missili balistici lanciati finora dall’Iran sono stati 370. Di questi 30 hanno colpito direttamente Israele, come riportato dall’ufficio di Netanyahu. Alcuni osservatori, scrive il Corriere, stimano che in tutto quelli che Teheran aveva a disposizione pre-conflitto fossero circa 2000.

L’escalation – Tutto è iniziato alle 2 di notte di venerdì 13 giugno, quando l’aereonautica militare israeliana ha avviato una serie di attacchi su Teheran, aprendo un nuovo capitolo del conflitto mediorientale. Il premier israeliano ha fin da subit*o chiarito l’intento di colpire «il cuore del programma di arricchimento nucleare dell’Iran e i suoi sforzi per sviluppare un’arma nucleare». E infatti, nel corso della stessa mattinata si sono registrate più esplosioni nei pressi dell’impianto nucleare di Natanz. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha dichiarato lo stato di emergenza speciale nel paese. La controffensiva iraniana non è tardata. Nel corso della mattinata stessa di venerdì Teheran ha risposto scagliando una pioggia di missili balistici su Tel Aviv e Gerusalemme. Entrambe le parti non hanno intenzione di fermarsi: «Siamo pienamente preparati e sosterremo le nostre forze operative in ogni modo possibile. Siamo pronti ad affrontare anni di combattimenti continui e le forze armate sono completamente equipaggiate», ha affermato il ministro della Difesa iraniano Aziz Nasirzadeh in seguito ai primi attacchi, «i criminali sionisti devono sicuramente aspettarsi una risposta schiacciante e dolorosa dalle nostre forze armate». Intanto il conflitto è diventato l’argomento centrale del G7 che si sta volgendo in questi giorni a Kananaskis, in Canada. Le potenze europee continuano a dichiarare il loro appoggio allo Stato israeliano e sono contrarie a una mediazione da parte di Putin, voluta invece dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che fin dall’inizio dell’offensiva ha dichiarato di essere al corrente dei piani di Netanyahu.