In vista delle elezioni regionali lombarde del 13 e 14 febbraio, tutti i candidati promettono investimenti nella sanità. Con soldi che però non esistono. Una soluzione ci sarebbe: tagliare le strutture peggiori, finanziare le migliori ed evitare sprechi. Questa è l’opinione di Luca Foresti, amministratore delegato della rete di poliambulatori privati Centro Medico Santagostino, intervistato da La Sestina alla fine dell’incontro, da lui moderato, con la candidata di Azione e Italia Viva Letizia Moratti a Cernusco sul Naviglio (MI) nel quale si è parlato di salute e investimenti.

Cosa ne pensa dell’intervento di Letizia Moratti?
È una persona che è stata un anno e mezzo come vice presidente e assessora. In quel periodo ha fatto delle cose, le ha rivendicate e ha detto tutte le difficoltà che si trova di fronte la Regione, nel momento in cui molti dei problemi sono di origine statale.

Sia Moratti che il candidato del centrosinistra Pierfrancesco Majorino puntano ad obbligare il privato a fornire delle prestazioni per il pubblico. Può funzionare?
In regione Lombardia oggi i budget sono omnicomprensivi di tutte le prestazioni che stanno dentro al budget. Semplifico: se il soggetto fa pere e mele, definito che quel soggetto riceve 100 dalla Regione, decide lui quante mele e quante pere fare. Il problema di questo approccio è che i privati nel momento in cui scelgono cosa fare, massimizzano il proprio profitto. Quello che le regioni più virtuose, in particolare l’Emilia Romagna applicano è dire al soggetto quante pere e quante mele fare. Se la Regione dice cosa fare, i privati non possono più massimizzare così tanto: fondamentale si va ad incidere sulla loro quota di profitto.

Questo è nel programma sia di Majorino che di Moratti.
È nel programma di qualsiasi persona pensante. È difficile dire che sia una cattiva idea.

Però finora non è così.
Certo, finora non è stato così. il candidato leghista Attilio Fontana e il centrodestra hanno preferito mantenere così la situazione.

Il piano usato dalla Moratti per ridurre le liste d’attesa (usare un sistema di penalizzazioni per le strutture che non rispettano le tempistiche, Ndr) può funzionare per il lungo termine?
Secondo me no. È un buon punto di partenza perché se non misuri, non sai dove sta il problema e non sai dove intervenire. Dopodiché, la soluzione di quei problemi non può essere basata solo sulle multe, ma deve esserlo sulla valutazione dell’entrata di prestazioni e della capacità produttiva di quelle prestazioni. Quello è più difficile da fare ma è quello serve.

Alla sua domanda su dove reperire i fondi per realizzare il programma, i candidati hanno risposto di voler tagliare l’inefficienza. Basta secondo lei?
(Sbuffa, Ndr) No. Non basta. Mia opinione personale: bisognerebbe tagliare le strutture peggiori e finanziare quelle migliori. Bisogna misurare l’efficacia clinica, l’efficienza economica e di produzione e dove c’è poca efficacia ed efficienza bisogna tagliare, prendere quei fondi e spostarli dove ce ne è tanta.

Lei ha guardato anche gli altri programmi elettorali sulla Sanità. Cosa ne pensa?
Tutti i programmi elettorali hanno lo stesso difetto: aggiungono nuove voci di spesa. Tutti i programmi, ma questo è vero da vent’anni in tutte le elezioni. Dicono fondamentale che se parlassero seriamente ai cittadini su cosa tagliare non otterrebbero i voti. Per cui tutti i programmi elettorali dicono dove spendere più soldi. Più soldi che non ci sono. Tutti i programmi elettorali si traducono in un governo che deve fare i conti con le risorse, come fa adesso la Meloni. Bisognerebbe essere onesti con i cittadini.