Sono state le «circostanze straordinarie della pandemia» a convincere gli Stati Uniti a proporre il libero accesso ai brevetti dei vaccini anti-Covid delle aziende farmaceutiche americane. Così facendo, anche i Paesi che negli ultimi mesi stanno pagando il prezzo più alto di morti e contagi, come l’India e il Brasile, potrebbero accelerare la lotta al virus, producendo il siero in casa propria e in autonomia. La decisione della Casa Bianca è arrivata nella tarda serata di mercoledì 5 maggio e dovrà ora essere discussa alla World Trade Organization.

L’annuncio – A dare l’annuncio della possibile decisione sui brevetti è stata Katherine Tai, ministra del Commercio estero: «Questa è una crisi sanitaria globale e le circostanze straordinarie della pandemia richiedono misure straordinarie». Da qui l’idea della revoca: «L’amministrazione crede fortemente nelle protezioni della proprietà intellettuale – ha voluto precisare Tai – ma al fine di sconfiggere questa pandemia appoggeremo un’eccezione su queste protezioni per i vaccini anti-Covid». Fino a qualche giorno fa, infatti, il presidente degli Stati Uniti si era schierato a difesa dei diritti aziendali delle Big Pharma.

Le reazioni – La notizia ha suscitato reazioni entusiaste da tutto il mondo. Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom ha descritto in un tweet l’apertura di Biden come «un momento monumentale nella lotta al Covid-19».

Anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dato pieno appoggio agli Stati Uniti, dichiarando la propria volontà a collaborare: «L’Ue è pronta a discutere qualsiasi proposta che affronti la crisi (pandemica ndr) in modo efficace e pragmatico». Un primo confronto all’interno dell’Ue sul tema si terrà al summit informale di Oporto, previsto per il fine settimana. Meno soddisfatte, invece, le case farmaceutiche mondiali che in un comunicato parlano di scelta «deludente»: «Siamo totalmente in linea con l’obiettivo che i vaccini siano rapidamente ed equamente distribuiti nel mondo. Ma come abbiamo ripetuto più volte, una sospensione è la risposta semplice ma sbagliata a un problema complesso», sostiene la Federazione internazionale delle aziende farmaceutiche con sede a Ginevra.

Le trattative – Il via libera degli Stati Uniti, però, non basta. Lo sa bene la ministra Tai che ha ridimensionato le aspettative: «Ci vorrà tempo per i negoziati su questo tema, vista la complessità dei problemi coinvolti e la necessità di raggiungere un consenso». Le trattative al tavolo della Wto si prospettano tutt’altro che semplici. Da un lato India e Sudafrica che hanno fatto pressioni negli ultimi mesi per la revoca temporanea dei brevetti sui vaccini. A cui si è aggiunta la disperata richiesta di aiuto del premier indiano Narendra Modi indirizzata direttamente a Joe Biden: «Fateci usare la formula dei vostri vaccini». Dall’altro i Paesi che si oppongono, come la Francia, e che chiedono cautela: all’accesso al brevetto deve corrispondere una capacità di fabbricazione, costruita su investimenti e non sull’improvvisazione. Stando alle valutazioni del Wto però già nel giro di qualche mese India, Bangladesh, Pakistan, Sudafrica, Indonesia e Senegal potrebbero essere pronti a produrre vaccini.