
Chiusa l'inchiesta della Procura della Repubblica di Brescia sulla vicenda dei "permessi facili" (foto Ansa)
Centotrenta persone sono indagate a Brescia sulla vicenda dei cosiddetti “permessi facili”: avrebbero chiesto e ottenuto denaro in cambio della concessione di permessi di soggiorno irregolari, concessi a cittadini stranieri privi dei necessari requisiti. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Sandro Raimondi, riguarda i dipendenti dello Sportello Unico per l’Immigrazione di via Lupi di Toscana, cittadini stranieri, avvocati e consulenti che avrebbero creato un sistema fraudolento per la regolarizzazione degli immigrati.
Le accuse formulate dalla Procura della Repubblica bresciana: per tutti gli indagati l’ipotesi di reato è associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento dell’ immigrazione clandestina. Spiazzati anche i sindacati – scrive il Giornale di Brescia – per un’accusa che ha colpito indistintamente tutti i dipendenti di un ufficio pubblico.
Tra le irregolarità contestate compaiono la mancanza dei requisiti lavorativi, l’assenza di un reale rapporto di lavoro tra le parti e la mancanza dei requisiti personali del datore di lavoro. Un insieme di irregolarità che avrebbe portato alla produzione di documentazione o di autocertificazioni false, utilizzate nel corso delle ultime due sanatorie, quella del 2007 e quella del 2009.
Davide Gangale