Entro il 2026 un quinto dei treni italiani si muoverà a idrogeno. Mentre nel 2030 ci saranno fino a 200 mila camion, alimentati dalla stessa tecnologia. Sembra quasi una previsione alla Ritorno al futuro, ma senza automobili volanti. È invece parte della bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) del Governo Draghi, che per l’energia a idrogeno prevede un investimento di due miliardi.
L’energia a idrogeno – La tecnologia di propulsione a idrogeno è una delle scoperte più ecologiche degli ultimi anni: permette di produrre elettricità senza rilascio di Co2, inevitabile con tutti gli atri processi. Questo a partire dal primo elemento della tavola periodica, dall’ossigeno, da corrente elettrica (proveniente da una fonte rinnovabile) e da un luogo di incontro, le celle a combustione. Il sistema utilizzato è quello dell’elettrolisi inversa: se di solito una scarica scinde l’acqua in idrogeno e ossigeno, in questo caso è l’idrogeno a reagire con l’ossigeno e a produrre elettricità, calore e acqua. Per questo ha debuttato nel settore dei trasporti e soprattutto in quello delle auto: i motori delle macchine a idrogeno sembrano essere più silenziosi, con un tempo di ricarica piuttosto breve e una maggiore autonomia.
La bozza – I progetti di sviluppo dell’energia a idrogeno del Pnrr sono nella sezione dedicata alla rivoluzione green e alla transizione ecologica. Le tempistiche previste per la realizzazione sono di cinque anni (2021-2026), mentre non vengono ancora indicate le autorità che supervisioneranno i lavori. Tra i progetti si punta sui trasporti e in particolare su treni e mezzi pesanti a idrogeno. Secondo le stime riportate, il 40% dei treni italiani non è elettrico. Metà di questi possono essere convertiti entro il 2030. Ad esempio, sostituendo le vecchie motrici diesel. Le regioni con il più alto numero di passeggeri indicate nel Piano per poter far partire il progetto sono Piemonte, Sardegna e Sicilia. Per quanto riguarda i camion si investirà sulle colonnine di ricarica in alcune aree strategiche, come l’A22 Modena-Brennero e la tratta Torino-Trieste. Il progetto tiene conto dei nuovi standard europei dei produttori di mezzi pesanti, che dovranno garantire una riduzione di emissioni del 15% entro il 2025 e del 30% entro il 2030. Ciò porterà a un aumento di camion a idrogeno fino a 200 mila unità nel 2030.
Ridurre la Co2 – La tecnologia a idrogeno è stata individuata dall’Unione Europea tra le forme di intervento per la neutralità climatica (Strategia dell’Ue per l’idrogeno). Il quadro di riferimento è il piano di azione del Green Deal europeo, inaugurato a luglio 2019. Un accordo che ha stabilito che il 2050 sarà l’anno in cui l’impatto climatico dell’Unione dovrà essere pari a zero. Che, tradotto, significa investire in tecnologie più ecologiche per migliorare gli standard ambientali, favorire le energie green, ma anche «introdurre forme di trasporto privato e pubblico più pulite, più economiche e più sane». In sostanza, dover accelerare la transizione ecologica in vista del 2050. Mentre più a breve termine, l’Italia assumerà la duplice presidenza della Cop26 (con il Regno Unito) e del G20, e dovrà dare l’esempio in tema di clima. E, nel 2021, il solo trasporto su strada incide ancora per il 30% delle emissioni di anidride carbonica sul territorio italiano.