Non solo Stromboli. Ogni giorno i più importanti vulcani italiani vengono tenuti costantemente sotto controllo dall’INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che monitora, oltre al cratere siciliano, anche Vulcano, l’Etna, il Vesuvio e i Campi Flegrei. Per alcuni sono previsti piani di evacuazione in caso di pericolo, per altri non ci sono particolari criticità. Ecco la loro situazione.

Il piano di evacuazione del Vesuvio e i gemellaggi con le regioni italiane previsto dalla regione Campania

Vesuvio – Nel  1944 c’è stata l’ultima attività esplosiva. Ma solo a giugno 2019 sono stati definiti i gemellaggi con le altre regioni ospitanti in caso di evacuazione. Un’eventuale eruzione del Vesuvio interesserebbe circa 700 mila persone, colpendo diversi comuni importanti, inclusi nella zona rossa. Tra quelli interessati ci sono parte del sesto municipio di Napoli, in particolare i quartieri di Barra, San Giovanni a Teduccio e Ponticelli che contano 117 mila abitanti, e altri come Nola, Portici e Torre del Greco. Il piano di emergenza però interesserebbe solo il 50% della popolazione che, secondo le tempistiche previste, dovrebbe evacuare in circa 72 ore: il rischio è che gli altri si spostino autonomamente causando enormi ingorghi lungo strade e autostrade, come la statale 268 vesuviana. Secondo Raffaele Pinto, capo della Protezione civile della Campania, «si cercherà di spostare la popolazione in modo assistito, ma tantissimi si sposteranno autonomamente, anche prima che si raggiunga la piena emergenza». L’Osservatorio Vesuviano controlla costantemente l’attività sismica e vulcanica del cratere campano, senza rilevare per il momento una particolare situazione di emergenza. «Per il Vesuvio il livello d’allerta è quello base», osserva Francesca Bianco, direttrice dell’Osservatorio. Nel solo mese di marzo sono stati 247 gli eventi sismici intorno al cratere, con fenomeni che non hanno superato i 2.7 gradi della scala Richter.

Il piano di evacuazione dei campi Flegrei e i relativi gemellaggi previsti dalla regione Campania

Campi Flegrei – 500 mila persone su un cratere di 15 chilometri di diametro. La caldera dei Campi Flegrei, che si affaccia nella baia di Pozzuoli, non erutta dal 1538 ma è ancora tenuta d’occhio dall’Osservatorio Vesuviano, che ha assegnato un livello giallo d’attenzione. «Dal 2005 abbiamo rilevato una ripresa del fenomeno bradisismico che ha portato alcune zone a sollevarsi», commenta Bianco, «come il quartiere Terra di Pozzuoli che si è alzato di 50 centimetri». Sotto i quattro principali comuni dell’area rossa, Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto, sono state rilevati movimenti di magma che a volte sbuffano, come le fumarole di Agnano e le solfatare. La direttrice Bianco nota come «la principale anomalia nei Campi Flegrei sia stata rilevata nella composizione dei fluidi fumarolici, carichi di magma». Inoltre, sono stati numerosi i fenomeni sismici rilevati, che però non hanno mai superato i 2.5 gradi della scala Richter. Dal 16 al 20 ottobre 2019 verrà organizzata un’esercitazione che coinvolgerà quasi 2 mila cittadini, per preparare gli abitanti e i soccorritori a fronteggiare la possibile minaccia.

Sicilia – «L’Etna ha un’attività costante ed è molto controllato: le sue eruzioni sono all’ordine del giorno». A dirlo è Stefano Branca, vulcanologo dell’Osservatorio Etneo-INGV di Catania. In particolare, il cratere etneo è quello più attivo: l’ultima eruzione si registra tra maggio e giugno 2019, con una successiva fase di degassamento, senza però fenomeni sismici. Infatti, l’area nei pressi del vulcano, che conta circa 950 mila abitanti, vive al momento una relativa fase di tranquillità. La stesso si può dire per Vulcano, l’isola delle Eolie il cui monte non erutta dal 1890 e viene al momento considerato quiescente. Non costituisce perciò un pericolo per le 400 persone che vi risiedono e i turisti che arrivano ogni anno.