«Non ho percepito tangenti ma solo compensi per attività professionali». Si è giustificato così Camillo Mezzacapo, arrestato il 20 marzo per corruzione insieme al presidente dell’Assemblea capitolina Marcello de Vito, davanti al giudice per le indagini preliminari che l’ha interrogato nel carcere di Regina Coeli. I due sono indagati per corruzione nell’ambito della costruzione del nuovo stadio della Roma. Una vicenda che il magistrato ha definito «desolante» e dove «entrambi erano coscienti dell’illiceità dei loro comportamenti». Intanto il Movimento 5 Stelle ha già scelto chi sarà il prossimo presidente d’aula: sarà Enrico Stefàno.

L’interrogatorio – Davanti al giudice Maria Paola Tomaselli l’avvocato Mezzacapo si è difeso dalle accuse di aver percepito tangenti. «Curavo transazioni e attività che si svolgono di norma nella pubblica amministrazione. Nulla di irregolare», ha detto. «Le mie attività professionali non avevano nulla a che fare con l’attività politica di De Vito»,  sostenendo anche che la società Mdl srl non era legata all’ex presidente dell’Assemblea capitolina. Secondo gli inquirenti è qui che sarebbero confluiti i circa 400 mila euro di “mazzette” ricevute dai due. Nell’ordinanza di custodia cautelare il giudice ha definito desolante il quadro «in cui sia il privato che il pubblico ufficiale si ritengono centrali puntando alla realizzazione dei propri interessi e del proprio profitto nella piena consapevolezza della illiceità dei loro comportamenti».

Il meccanismo messo in piedi da De Vito e Mezzacapo, secondo gli inquirenti

Il cambio – L’arresto di De Vito porterà alcuni cambiamenti interni a Palazzo Senatorio. Il prossimo presidente è già deciso: sarà Enrico Stefàno, attuale presidente della commissione Trasporti e membro “storico” del M5S romano sin dal 2013. Intanto il sindaco Virginia Raggi ha riunito i consiglieri di maggioranza, spronandoli ad andare avanti “perché abbiamo un progetto comune”. La notizia dell’arresto dell’ex presidente d’Aula ha avuto ripercussioni anche a livello nazionale. Luigi Di Maio, capo politico del Movimento 5 Stelle che già ieri aveva espulso De Vito, ha dichiarato: «Noi le mele marce le cacciamo subito. Questa è la differenza tra noi e gli altri partiti». Anche Matteo Salvini, vicepremier e segretario della Lega, ha commentato l’arresto: «Non commento una vicenda di cui non conosco gli atti. Mi auguro solo che questo non blocchi la realizzazione di opere che servono a Roma».

I fatti – Secondo gli inquirenti De Vito avrebbe cercato di ottenere sponde politiche presso la maggioranza per far avere a Mezzacapo incarichi e consulenze per la realizzazione di alcune opere nella Capitale. Tra queste lo stadio della Roma, per cui avrebbero avuto dall’imprenditore Luca Parnasi 95 mila euro e la riqualificazione dei mercati generali, per la quale avrebbero ricevuto 110 mila euro da Claudio e Pierluigi Toti. Per il gip, Mezzacapo era il “procuratore politico” dei gruppi imprenditoriali, che si rivolgevano a lui per ottenere l’interesse politico di De Vito. Ed è proprio a lui che ha chiesto di «sfruttare questa congiunzione astrale, come la cometa di Halley, con M5S al governo sia a Roma che al governo nazionale».