La bilancia commerciale con i Paesi fuori dell’Unione europea è in avanzo. Ottobre è stato un mese di crescita per l’export verso i paesi extra Ue e per l’import in Italia. Secondo i dati Istat, su base annua le esportazioni segnano +17,2 per cento, un miglioramento di 1,5 miliardi di euro rispetto allo stesso mese dell’anno passato. In crescita anche l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici, che passa da 4,4 a 6,7 miliardi.

Rispetto a ottobre 2011, i mercati più attivi nell’export, con incrementi superiori al 30 per cento, sono stati i Paesi esportatori di petrolio, il Giappone e i Paesi del Sudest Asiatico. Seguono a ruota le economie emergenti dell’Asia, la Russia (+22 per cento) e gli Stati Uniti. In flessione le vendite verso la Cina (-10,1 per cento). Aumentano gli acquisti di beni da OPEC, Turchia, Svizzera, Stati Uniti e Russia. I flussi di beni provenienti dai paesi dell’America del Sud (-21,5 per cento ) registrano invece una netta diminuzione.

In Italia, preoccupano gli alti rischi di illiquidità che – secondo il rapporto “Analisi dei Settori Industriali” di Prometeia e Intesa Sanpaolo – riguardano il dieci per cento delle imprese.Non un rischio da poco se si pensa che nell’ultimo decennio – prosegue il rapporto – quasi un terzo delle aziende illiquide è poi andato effettivamente in default. Servono dunque nuove strategie e investimenti organizzativi, produttivi e commerciali, sempre più su scala internazionale. Anche il ruolo del credito è cruciale, così come quello della politica, che può promuovere e incentivare gli esempi virtuosi.

Tra i diversi settori, quelli con maggiori difficoltà sono i produttori di beni di consumo durevoli e più legati al mondo delle costruzioni. In crisi ci sono circa un’impresa su cinque nell’automotive, nei mobili e nei prodotti e materiali per costruzioni, soprattutto di piccole dimensioni.

Maria Chiara Furlò