«Le trattative in corso con Bruxelles sono positive, porterò l’accordo in Parlamento il 12 marzo». Così Theresa May parla delle ultime novità in tema Brexit in vista del voto di metà mese. La speranza della premier britannica è di riuscire a trovare un accordo per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea che possa essere approvato dalla Camera dei comuni entro il termine del 29 marzo. Sul tavolo, afferma uno scoop del Guardian, anche l’ipotesi di un congelamento della Brexit fino all’estate o fino al marzo 2021. Tuttavia in questo caso ci sarebbe il problema delle elezioni europee di maggio.

Il voto del 12 marzo – Il secondo martedì di marzo ci sarà la riedizione del voto del 15 gennaio, quando il Parlamento britannico bocciò l’accordo ottenuto dal primo ministro May con l’Unione Europea. Nell’ultimo mese la premier è stata impegnata nel trovare un nuovo accordo. Non sono ancora stati resi noti i dettagli, ma è molto improbabile che gli Stati europei accettino modifiche importanti su quanto già concordato a novembre. Il problema principale rimane il confine tra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del nord. L’accordo dei mesi scorsi prevede il backstop, cioè l’assenza di dogane su quello che sarà il confine fra Unione europea e Regno Unito. È una procedura considerata fondamentale per mantenere la pace in una regione sconvolta da decenni di conflitto tra lealisti protestanti e nazionalisti cattolici, ma significherebbe spostare le dogane all’interno del Regno Unito, eventualità considerata inaccettabile dai brexiteer più intransigenti.

Rinvio o ‘hard Brexit’ – Se anche il voto del 12 marzo dovesse essere negativo, il Regno Unito avrebbe due possibilità. Una è quella di uscita dall’Unione senza alcun accordo il 29 marzo. È un’ipotesi considerata catastrofica da molti politici e imprenditori britannici, un “salto nel buio” che crea preoccupazione anche a Bruxelles. L’altra, rivelata ieri dal Guardian, è di congelare per un po’ la Brexit, lasciando il Regno Unito membro a pieno titolo dell’Unione. A Londra piacerebbe una sospensione breve, tre mesi per riuscire a mettere ordine nella propria politica interna. A Bruxelles però un’eventuale uscita estiva anziché a marzo darebbe ancora più problemi e quindi, se pausa deve essere, spinge per una sospensione lunga di due anni, fino al marzo 2021. In questo modo la Brexit coinciderebbe con le scadenze del prossimo budget europeo e soprattutto renderebbe meno complicato gestire le prossime elezioni europee.

Elezioni europee – Quello che l’Europa vuole evitare è che il caos della Brexit coinvolga il prossimo Parlamento europeo. Alle precedenti elezioni del 2014 il Regno Unito ha eletto 73 parlamentari su 750 totali. In caso di Brexit il 29 marzo, i seggi lasciati liberi dai britannici sarebbero redistribuiti agli altri Paesi europei. In caso di rinvio invece i cittadini britannici avrebbero il diritto di votare come tutti gli altri, lasciando però il dubbio di cosa fare di quei seggi in caso di uscita dall’Ue durante la legislatura 2019-2024. Inoltre si teme che nel Regno Unito si ripeta il successo dell’Ukip, che nelle precedenti elezioni prese il 26% e fu il primo partito del Paese. In un Parlamento europeo che, si prevede, sarà diviso abbastanza equamente tra europeisti e sovranisti, potrebbe essere ago della bilancia uno Stato che a breve potrebbe non fare più parte dell’Unione.