Il vertice dei BRICS in corso a Kazan è stato il palcoscenico di un disgelo avviato: India e Cina, i cui attriti si sono sviluppati principalmente attorno a dispute sui confini, hanno raggiunto l’accordo sotto gli occhi di Vladimir Putin, organizzatore della riunione e presidente del paese ospitante. Mentre il capo del Cremlino svolgeva i suoi bilaterali, il primo ministro indiano Narendra Modi e il presidente cinese Xi Jinping hanno avuto un incontro storico per allentare le tensioni che dal 1962 intercorrono tra i due stati confinanti.

Dispute storiche – L’accordo prevedrebbe un disimpegno militare da parte di entrambi gli eserciti e la volontà di adeguare nel tempo l’intesa. Un punto di partenza dopo decenni di tensioni tra i due Paesi confinanti. La frattura che ha spaccato India e Cina risale alla guerra Sino-Indiana del 1962, quando l’esercito cinese invase territori formalmente indiani: a seguito dello scontro, si decise di costituire la LAC (line of actual control), un confine semi-ufficiale non del tutto definito. I due Paesi infatti condividono 3.400 km tra India e Tibet: questione mai accettata dalla Cina. L’area è una delle più militarizzate al mondo e anche a marzo di quest’anno l’India ha spostato altri 10.000 militari a controllo del confine.

Il conflitto in Ucraina – Alla questione dei confini si aggiunge il posizionamento indiano rispetto alla guerra in Ucraina. La Cina, acerrima avversaria degli Usa, si è subito schierata dalla parte della Russia. L’India invece, ha tenuto una posizione ambigua non gradita da Pechino. Si tratta di una scelta che ha diviso ulteriormente i due Paesi, in competizione in quanto super potenze nello scacchiere orientale, dove l’una vorrebbe prevalere sull’altra e viceversa.

Cosa sono i BRICS e cosa prevede il meeting di Kazan – I colloqui diplomatici tra Cina e India sono avvenuti sullo sfondo del grande incontro dei BRICS, che da martedì 22 fino a giovedì 24 ottobre, si tiene a Kazan. Il gruppo è composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, considerati i Paesi con le economie emergenti che, secondo l’economista britannico Jim O’Neill che coniò l’acronimo, avrebbero dominato i mercati globali entro il 2050. Ai cinque Paesi fondatori si sono aggiunti un anno fa Egitto, Iran, Etiopia ed Emirati Arabi Uniti, ma all’incontro in corso a Kazan hanno partecipato anche altri Stati (in tutto 36) i cui capi sono stati ricevuti personalmente da Putin.

Ciò che accomuna i paesi del BRICS è la lontananza economica (e ideologica) dall’Occidente: nell’incontro è stata ancora più caldeggiata l’ipotesi di costituire un sistema alternativo allo SWIFT, ovvero la piattaforma di comunicazione usata dalla maggior parte degli istituti bancari per gestire servizi e transazioni internazionali. Tra gli obiettivi dei BRICS ci sarebbe soprattutto la volontà di istituire una valuta unica tra i Paesi del gruppo, obiettivo fortemente perseguito proprio da Putin.