I ribelli Tuareg aprono ad un fronte antislamista

Si allarga il fronte dell’Operazione Serval e degli aiuti economici internazionali. Le proposte di collaborazione arrivano da Gran Bretagna e Giappone, ma anche dalle forze dissidenti che controllano il nord del Mali.

Dalla stampa britannica giungono conferme di un ulteriore supporto logistico inglese alle operazioni. Il premier Cameron, che ha già inviato due aerei militari da trasporto C17 e un aereo di ricognizione Sentinel, confermerà a Bruxelles la posizione del suo Paese. Che continuerà a non partecipare con forze combattenti, ma dovrebbe contribuire con 40 consiglieri militari, per formare e addestrare le forze governative del Mali.

Dal Giappone è invece Fumio Kishida, titolare degli Esteri, a dichiarare che il governo nipponico è pronto a donare 120 milioni di dollari di nuovi aiuti per i rifugiati e le attività umanitarie, in parte destinate anche in questo caso all’addestramento delle forze di sicurezza per il mantenimento della pace. L’obiettivo di stabilizzazione della regione del Sahel, minacciata dalla crescente presenza di combattenti islamici, è prioritario dopo l’attacco dei militanti islamici all’impianto di gas naturale di In Amenas, dove hanno perso la vita anche dieci giapponesi. E Kishida auspica che “gli aiuti possano rafforzare gli sforzi della missione internazionale, riducendo la povertà che può essere un terreno fertile per il terrorismo”.

Dal fronte dissidente anche i ribelli Tuareg di una fazione anti-islamista, il MNLA, Movimento nazionale di Liberazione dell’Azawad, chiedono misure di coordinamento con le truppe francesi. Forti del controllo di una mezza dozzina di località del Nord, i combattenti si rivolgono agli europei in un documento “per condurre la lotta contro il terrorismo”. L’intenzione dei Tuareg è di creare un fronte comune con l’esercito di Hollande contro gli jihadisti presenti nell’Azawad, lo Stato non riconosciuto che ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza. E si chiede anche di aprire un negoziato parlando per la prima volta di una “Federazione maliana”, per una soluzione che unisca allo Stato centrale e del Mali le rivendicazioni delle forze indipendentiste.

Silvia Ricciardi