A quattro settimane dall’Election Day, Donald Trump e Hillary Clinton (e i rispettivi spin-doctor) si stanno giocando lo Studio Ovale anche sul campo dei social network, potentissimi strumenti in grado di polarizzare e influenzare le opinioni dell’elettorato. Funzionano soprattutto tra i più giovani ma, come è emerso più volte, le campagne online dei due candidati finiscono spesso sulle pagine dei giornali, raggiungendo anche chi non ha Facebook o non lo apre quotidianamente.

In queste elezioni i social, secondo uno studio del Pew Research Center, sono tra i canali privilegiati di informazione, a seconda dell’età degli utenti. Al primo posto tra i millennial e al terzo tra gli adulti, il loro utilizzo cala dai 50 in su. Secondo l’Università della California, le piattaforme rassicurano perché lavorano come una colla. Gli utenti digitali non vogliono semplicemente sapere cosa accade, ma vogliono incontrare persone che la pensano come loro, per convincersi che la loro sia la scelta giusta.

I canali di informazione preferiti dagli utenti a seconda dell’età (Fonte: Pew Research Center)

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Al di là della preferenza, nello studio del Pew oltre il 65% degli americani adulti ha dichiarato di aver appreso informazioni sulle elezioni da canali digitali: il 48% dai siti online, il 44% dai social e i restanti da app e newsletter. Tra i social è Facebook il canale preferito, seguito dal 37% di chi accede a internet ogni giorno.

È dunque il sito di Mark Zuckerberg quello che, più di Twitter e Youtube, non può essere sottovalutato dai candidati. La pagina Facebook ufficiale di Donald Trump conta oltre 10 milioni di mi piace (Twitter si aggira intorno ai 12 milioni). Qui si susseguono status diretti e spesso aggressivi, corredati da nomignoli (come «Crooked Hillary», Hillary la corrotta, e «Lyin’ Ted», Ted il bugiardo, riferito all’ex rivale di Trump durante le primarie Ted Cruz). Trump utilizza molto anche gli hashtag, l’ultimo dei quali è #followthemoney: un altro attacco a Clinton in risposta alla sconfitta al dibattito di New York del 26 settembre (e al declino del magnate nei sondaggi).

Le pagine social della Clinton (6,7 milioni su Facebook, quasi 10 su Twitter) hanno toni più pacati, non per questo rinunciando a inserirsi nei punti deboli di Trump. Alle accuse di sessismo e alle politiche divisive del re del mattone, la Clinton risponde con video e storie di donne, con i racconti dei suoi sostenitori afroamericani e latinoamericani. L’ex first lady non attacca il rivale direttamente, ma condivide articoli anti-Trump dei più prestigiosi giornali americani, dal Washington Post al New York Times.

Visivamente le due pagine appaiono diverse al primo colpo. Trump ha una foto profilo un po’ corrucciata, mentre in copertina è allineata la sua famiglia. Clinton invece è ritratta sorridente e con lo sguardo verso l’alto. In copertina c’è il suo slogan: «Together», insieme.

Chi convince di più sui social network? Trump vince sui numeri di follower, ma perde sulle interazioni. Il profilo di Hillary Clinton ha una media che oscilla tra le 3 mila e le 5 mila «share» per post, fino a raggiungere 140 mila condivisioni. I mipiace sono tra i 90 mila e i 150 mila, con circa 400 mila reazioni. La pagina di Donald Trump ha generalmente medie inferiori: tra le 2 mila e le 4 mila condivisioni, con picchi di 70 mila e reazioni sulle 100 mila.

Angelica D’Errico