Una laurea honoris causa a tre madri per la loro forza e perseveranza nella ricerca di una verità che è rimasta nascosta per troppi anni. Si è aperto così, con un importante riconoscimento alle mamme coraggio di tre desaparecidos sudamericani, il nuovo anno accademico 2017-2018 dell’Università statale di Milano.

Vera, Estela e Yolanda (qui la loro storia http://bit.ly/2BZrGvK) sono salite sul palco tra gli applausi della platea e hanno ascoltato la laudatio della direttrice del Dipartimento di studi internazionali, giuridici e storico-politici Ilaria Viarengo, che, commossa, ha introdotto la storia di ciascuna di loro, tre storie diverse accomunate dal «coraggio di chi non dimentica gli orrori del passato e non si arrende a quelli del presente». Poi hanno parlato. Una alla volta, con la voce ferma di chi lotta dalla parte giusta, hanno raccontato ciò che hanno vissuto, hanno parlato dei propri figli, hanno descritto la battaglia che per loro non è ancora finita e mai finirà: «Ci unisce l’amore per i nostri figli, e questo non finisce mai. Dobbiamo continuare a lottare, noi non ci inginocchiamo mai. Ne mancano ancora 300 da scoprire, di nipoti che ci sono stati strappati.» ha detto Estela Barnes de Carlotto, presidentessa delle Abuelas de Plaza de Mayo, alla ricerca dei figli delle donne scomparse mentre erano in stato di gravidanza.
«La sfida attuale è l’implementazione della legge per mettere insieme una commissione internazionale di ricerca. Non servono solo risorse umane tecniche ed economiche ma serve una vera e propria volontà politica.» denuncia Yolanda Moràn Isais, parlando della desapariciòn messicana.
«Educazione, utopie. Mia figlia parlava di quello. Voleva fare scienze dell’educazione perché riteneva che l’educazione fosse la base del miglioramento della società.» Ricorda Vera Vigevani Jarach, parlando di Franca, sua figlia.

 

 

Nel corso della cerimonia sono intervenuti il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che ha sottolineato «l’impegno dell’Università statale contro ogni forma di intolleranza e attenzione ai diritti fondamentali dell’uomo e il suo ruolo civile e sociale»; il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni; il magnifico rettore Gianluca Vago; il Presidente della Conferenza degli Studenti, Filippo Fleishhacker, che ha ricordato uno dei nostri desaparecidos, Giulio Regeni, presentando una borsa di dottorato per giovani ricercatori intitolata a suo nome «per incentivare il coraggio, non alimentare le paure».
Poi Enrico Calamai, già Console a Buenos Aires tra il 1972 e il 1977, che ha sottolineato il ruolo dei media, che nel corso della dittatura argentina hanno contribuito alla violenza creando una spirale di silenzio o mettendo in pratica una «sistematica opera di disinformazione che rendeva possibile l’inconsapevolezza dell’opinione pubblica isolando chiunque tentasse una qualsiasi opera di sensibilizzazione». Ha poi sottolineato l’importanza di prestare attenzione a tutte le altre dittature militari attualmente in vigore, e a tutte le violazioni dei diritti umani che permeano il mondo, non ultime le attività di scafisti e di trafficanti di esseri umani.

 

 

Foto di Marta Facchini