«Babbo, devi dire tutta la verità ai magistrati». A parlare è l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. Dall’altra parte del telefono c’è il padre Tiziano. I due non sanno di essere intercettati dai carabinieri di Roma che registrano la chiamata. A rivelare il contenuto dell’intercettazione è Il Fatto Quotidiano che ha pubblicato il 17 maggio un estratto del libro “Di padre in figlio”, scritto da Marco Lillo, una delle firme più importanti del giornale. La telefonata intercettata è del 2 marzo del 2017. Il giorno dopo Tiziano Renzi è atteso a Roma dai pm Paolo Ielo e Celeste Carrano. Le procure di Napoli e Roma stanno indagando su un caso di corruzione dei vertici della Consip, la centrale unica per gli acquisti nella pubblica amministrazione. Tiziano Renzi è indagato in base all’ipotesi di reato di traffico illecito d’influenze. L’accusa è quella di aver sfruttato la sua conoscenza con Luigi Marroni, amministratore delegato di Consip, per aiutare l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo in cambio di 30 mila euro al mese. Romeo era stato a sua volta arrestato il giorno prima con l’accusa di aver corrotto Marco Gasparri, un funzionario di Consip per ottenere degli appalti milionari. Qui il riepilogo della vicenda.
L’intercettazione – Alle 09.45 Matteo Renzi è a Taranto, impegnato nella campagna elettorale per le primarie da segretario del PD, e chiama il padre al telefono. La prima domanda è sullo scoop di Repubblica che la mattina stessa aveva rivelato di una cena tra Tiziano Renzi e il suo amico Carlo Russo con Alfredo Romeo, nel ristorante “La bettola” di Roma. La testimonianza è di Alfredo Mazzei, ex tesoriere del Pd campano, che rivela di averlo saputo da Romeo stesso, ripetendo al giornale quanto detto ai pm tre mesi prima. La fonte è credibile perché conosce da tempo i due Renzi. L’ex presidente del Consiglio chiede al padre di non dire bugie ai pm nell’interrogatorio dell’indomani: «Non puoi dire che non conosci Mazzei, perché lo conosco anche io. È una cosa molto seria. Devi dire nomi e cognomi. Devi ricordarti tutti gli incontri e i luoghi, non è più la questione della Madonnina e del giro di merda di Firenze per Medjugorje» Il riferimento è alla versione del padre che da sempre afferma di aver parlato con l’ad di Consip Luigi Marroni solo per chiedergli l’installazione di una statua della Madonna all’ospedale Meyer di Firenze.
Indovina chi viene a cena – «È vero che hai fatto una cena con Romeo?». Tiziano nega l’incontro al ristorante ma non è così sicuro di non averlo mai incontrato, accenna un’ipotesi. Viene interrotto dal segretario del PD: «Non ti credo. Devi immaginarti cosa può pensare il magistrato. Non è credibile che non ricordi di avere incontrato uno come Romeo, noto a tutti e legato a Rutelli e Bocchino». Alla fine Tiziano risponde e ricorda un incontro all’hotel Four Season di Roma, a un evento delle primarie del 2012 contro Bersani. All’incontro era presente anche Laura Bovoli, moglie di Tiziano e madre di Matteo. Il segretario PD chiede al padre di non citarla per evitare che venga interrogata anche lei dai magistrati. «Hai incontrato Romeo in un’altra situazione?» chiede l’ex presidente del Consiglio per capire se c’è stato un altro incontro, ma non si fida e incalza il padre «Io non voglio essere preso in giro e tu devi dire la verità in quanto in passato la verità non l’hai detta a Luca (Lotti ndr)». Non si capisce cosa Tiziano Renzi non avrebbe detto all’attuale ministro dello Sport, indagato dalla procura di Roma per rivelazione di segreto d’ufficio, perché secondo i pm avrebbe rivelato ai dirigenti Consip che erano sotto indagine. Prima di chiudere la telefonata Renzi si sfoga: «Stai distruggendo un’esperienza. Andrai a processo, ci vorranno tre anni e io lascerò le primarie». Il giorno dopo Matteo Renzi è ospite a Otto e mezzo, programma di approfondimento politico, condotto da Lilli Gruber, e lì dichiara: «Se mio padre è colpevole, merita una pena doppia »
La replica di Renzi. Non si è fatta attendere la risposta del presidente del Consiglio. Alle 09.00 di mattina pubblica sul profilo Facebook un lungo post dove dà il suo punto di vista sulla vicenda. Dopo aver spiegato il motivo della telefonata, attacca il Fatto Quotidiano, allude a un rapporto stretto tra le procure e il giornale diretto da Marco Travaglio e critica la pubblicazione illegale di intercettazioni: «Non sono il primo a passare da questa gogna mediatica. Anzi: ad altri è andata peggio. Qualcuno si è tolto la vita per le intercettazioni, qualcuno ci ha rimesso il lavoro». Chiude minacciando querela per i giornalisti coinvolti: «Chi ha sbagliato pagherà fino all’ultimo centesimo, comunque si chiami. Spero che valga anche per chi – tra i giornalisti – ha scambiato la ricerca della verità con una caccia all’uomo che lascia senza parole» e lancia un messaggio ai suoi elettori: «Possono costruire scandali o pubblicare prove false quanto vogliono. Noi crediamo nella giustizia. Ci fidiamo delle istituzioni italiane. E abbiamo un grande alleato: perché il tempo non cancella la verità. La fa emergere. Tutte le volte che risaliamo nei sondaggi arriva un presunto scandalo a buttarci giù. Forse butterà giù i sondaggi, forse. Ma di sicuro non butterà giù il nostro morale. Perché non non ci fermeranno nemmeno stavolta».