Nel giorno in cui avrebbe dovuto dettare la futura agenda politica e spiegare alla Camera le prossime mosse del governo, Giorgia Meloni si è trovata a dover gestire anche un fantasma. Letteralmente. Riccardo Magi, deputato di +Europa, si è presentato in Aula avvolto in un lenzuolo bianco. «Sono il fantasma dei referendum», ha spiegato, in polemica con il silenzio istituzionale calato sulle consultazioni dell’8 e 9 giugno. Un gesto teatrale, che ha fattop da contrappunto a un’audizione tutt’altro che tranquilla, un dibattito in cui le opposizioni hanno incalzato la premier su molti fronti. Meloni ha risposto con l’abituale piglio deciso, aprendo il 14 maggio il suo Premier Time, il question time del presidente del Consiglio allargato a tutte le forze politiche, con un monologo di 75 minuti che più che ha assunto in qualche punto un tono quasi da comizio. Nessuna esitazione, ma anche nessuna apertura con deciso contarattacchi alle opposizioni su svariati temi, dalla sicurezza, all’Europa e alla crescita economica..
Gli attacchi del Pd – Alle accuse di Elly Schlein, che ha puntato il dito contro il collasso della sanità pubblica, Meloni ha risposto elencando dati sul Fondo sanitario nazionale, «oggi a 136 miliardi, mai così alto», ma ignorando il punto politico: il calo della spesa in rapporto al PIL, i tetti alle assunzioni, le liste d’attesa. «Fate le macumbe sperando che le cose vadano male», ha replicato con sarcasmo. Schlein ha replicato che i dati reali raccomtano altro: «Avete creato un sistema in cui curarsi è diventato un lusso. E lo chiamate successo».
Il riarmo – Non meno duro lo scontro con Giuseppe Conte, che ha attaccato sul tema del riarmo europeo: «Perché vi siete fatti fregare due volte da Berlino? Otto miliardi per le armi e tagli ai servizi essenziali». Meloni ha risposto evocando i tempi in cui il premier era il suo interlocutore, senza risparmiare sul sarcasmo: «Sarà stato un altro Giuseppe quello che da presidente del Consiglio firmava l’aumento delle spese militari». Poi la stoccata identitaria: «Io non cambio idea a seconda del vento». L’aula si è divisa tra applausi e fischi, ma il messaggio è passato.
Netanyahu – Il Premier Time ha toccato anche Gaza. Meloni ha scelto una via intermedia: ha parlato di «conversazioni difficili» con Netanyahu, di «situazione umanitaria ingiustificabile», ma ha escluso sanzioni contro Israele, per esem pio il ritiro dell’ambasciatore chiesto dal vetrde Bonellil. Tutte le opposizioni votrrebbero una presa di posizione più netta. Conte ha chiesto un minuto di silenzio per Gaza. Meloni è rimasta seduta. «Vergogna», ha sibilato lui. Ma anche qui, la premier non ha ceduto.
Come sta l’Italia? – Sul fronte economico, il capo del governo ha parlato di dati positivi su occupazione e Pil, sostenendo che lo spread «è sotto i 100» e che i titoli italiani sono «più sicuri di quelli tedeschi». La narrazione proposta dalla premier è chiara e non cambia: un’Italia in ripresa, ostacolata solo dalla nostalgia delle opposizioni. E poi i giovani, la droga, il disagio sociale: temi toccati quasi di sfuggita, con la promessa di lavorare insieme.