Stop di 18 mesi alla ricerca di idrocarburi e aumento di 25 volte dei canoni per le concessioni. È l’intesa raggiunta tra la Lega e il M5s sul tema delle trivelle, inserito nel disegno di legge Semplificazioni in esame al Senato. Il 23 gennaio Sergio Costa, ministro dell’Ambiente in quota Cinquestelle, aveva dichiarato la sua contrarietà alle trivellazioni e che non avrebbe firmato le relative valutazioni di impatto ambientale. In caso di sfiducia si era detto pronto «a tornare a fare il generale dei carabinieri».

La vicenda – Sulla vicenda delle ricerche di combustibili fossili nei mari Adriatico e Ionio, nella maggioranza si era riaperto uno scontro tra due visioni diverse: il M5s favorevole alla tutela dell’ambiente, mentre la Lega più sensibile alla conservazione dei posti di lavoro. Stesso copione che si è verificato in altre vicende quali la Tav Torino-Lione, il Tap (il Gasdotto Trans-Adriatico) e l’Ilva di Taranto. Riguardo alle trivelle il M5s vorrebbe vietare tout court l’attività, promuovendo il ricorso alle energie rinnovabili. Nel frattempo avrebbe voluto l’aumento di 35 volte dei canoni per le concessioni di coltivazione e stoccaggio degli idrocarburi, ma il compromesso raggiunto è stato di 25 volte. Dato che, in media, le compagnie petrolifere finora hanno pagato 40 euro all’anno per chilometro quadrato, ore ne dovranno pagare 1000. La sospensione di 18 mesi alle ricerche di idrocarburi è finalizzata all’adozione del Pitesai, il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee. Il governo, come afferma in una nota il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha deciso l’istituzione di un tavolo permanente presso il ministero delle Sviluppo Economico per garantire una puntuale ed efficace istituzione del piano nazionale e un confronto in modo trasparente con tutti gli operatori del settore.

Le reazioni politiche – Il ministro Costa afferma che l’intesa non rappresenta un passo indietro perché «intanto per me è un no alle trivelle e tra 18 mesi vediamo». «Rimane – aggiunge – tutta la questione ambientale sullo sfondo. Io sono particolarmente convinto che dobbiamo andare verso le fonti rinnovabili», che hanno un ritorno anche sul fronte dei «posti di lavoro diretti o indiretti di 10 a 1» rispetto a qualsiasi forma di energia fossile. Inoltre esprime soddisfazione per l’aumento dei canoni perché le royalties per le estrazioni in Italia attualmente sono «le più basse d’Europa». La Lega conferma l’accordo e mostra soddisfazione per i posti di lavoro salvati, per aver garantito la continuità di estrazione e il rinnovo delle concessioni in proroga, ma denota irritazione per il «partito del no». Accusa alla quale risponde Stefano Patuanelli, presidente dei senatori del M5s, che afferma: «Noi siamo quelli del ‘Sì’, del sì alle fonti rinnovabili, sì al turismo e allo sviluppo economico sano di questo paese, non siamo certamente quelli del no». Inoltre fa presente che, grazie all’accordo, vi è uno stop a 49 nuovi permessi per la ricerca di idrocarburi e che «soltanto le coltivazioni in essere potranno continuare, fino ad esaurimento, se ricadono nelle aree che verranno individuate dal piano».