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Alex Schwazer

“Nessuno dà uno sguardo al di là dell’Italia, dove l’antidoping non esiste”. Così Alex Schwazer si confida nell’intervista rilasciata a Donatella Scarnati del TG1, in onda martedì sera.

Il campione di marcia 50 km a Pechino 2008, trovato positivo all’eritropoietina alla vigilia delle Olimpiadi di Londra, spiega che, per competere su un piano di parità con gli avversari internazionali, gli atleti italiani sono “costretti” a fare uso di sostanze dopanti. Schwazer racconta che per anni avversari dei paesi dell’Est, dopo le gare, gli hanno ripetuto sempre questa frase: “Schwazer ha realizzato questo tempo. Se non fosse italiano avrebbe fatto registrare un tempo inferiore di cinque minuti”.

“Per me”, confessa il marciatore, “era difficile non partire alla pari con gli altri, anche se in passato lo avevo fatto e avevo vinto, ma dentro di me non ero più sereno, vivevo tutto in maniera negativa”. A sei mesi dall’esclusione dai Giochi Olimpici di Londra, la rabbia e la tristezza sono ancora forti, ma Schwazer ammette: “Ho sbagliato. Forse mi sarei dovuto fermare per un anno, occuparmi di altre cose e probabilmente sarei rientrato e avrei vinto come a Pechino”.

Nell’intervista torna anche la figura del dottor Ferrari, messo al bando dal Coni fin dal 2002. Schwazer riconosce di averlo incontrato nel 2010, ma solo per farsi preparare delle tabelle di allenamento. “Sapevo che era sospettato per dei precedenti episodi legati al doping, ma non che era stato radiato dal Coni, altrimenti non ci sarei mai andato”, precisa l’atleta.

Non manca in chiusura un riferimento alla compagna Carolina Kostner, e in particolare alle perplessità sul fatto che anche lei potesse sapere. Nel difenderla, Schwazer sottolinea che “quando due atleti di vertice stanno insieme, il rapporto non si può paragonare a quello delle coppie normali”. Qualcuno potrebbe pensare: “cavolo, lui mette l’eritropoietina nel frigorifero e lei non si accorge di nulla, ma non è così…”. Infatti, quando un atleta si dopa “o si confida con qualcuno, oppure sceglie il segreto e non lo dice a nessuno. Come ho fatto io”.

Silvia Morosi
Antonio Soggia