Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato in visita negli Stati Uniti per incontrare Barack Obama a Washington. Si è discusso di migrazioni, Libia e l’impegno del nostro Paese nella difesa della diga di Mosul, in Iraq. Negli ultimi 13 anni i presidenti italiani sembrano aver fatto l’abitudine nel varcare la soglia della White House. Mattarella è solo l’ultimo in ordine di tempo.
Il suo predecessore, Giorgio Napolitano, alla fine del 2007 aveva incontrato George Bush per definire il ruolo dell’Italia nelle spinose questioni internazionali, in primis Afghanistan, Libano, Kosovo e la proliferazione degli armamenti nucleari. Come sempre argomenti molto generali. Non si parlava ancora di Iran e Corea del Nord, ma entrambi i capi di Stato hanno voluto sottolineare la robustezza del rapporto tra i due Paesi in seno alla Nato.
Quattro anni prima, nel 2003, è stato invece Carlo Azeglio Ciampi a sedersi accanto al suo omologo americano, un George Bush al suo primo mandato e che aveva da poco dato avvio alla guerra in Iraq contro Saddam Hussein. «L’Italia è andata in Iraq non per partecipare a una guerra ma per contribuire alla ricostruzione del Paese», aveva detto Ciampi durante il vertice di 35 minuti.
Per un altro incontro alla Casa Bianca bisogna fare un balzo indietro di 14 anni. Ancora nel segno della famiglia Bush. Nel 1989 l’allora presidente Francesco Cossiga incontra George Bush senior per discutere nel merito di precise questioni. Uno dei punti cruciali dell’incontro ha infatti riguardato l’estradizione di Silvia Barandini, italiana condannata a 40 anni di carcere per terrorismo negli Stati Uniti.
Prima di Cossiga, poi, anche Sandro Pertini ha visitato Washington incontrando Ronald Reagan nel 1982. Uno dei temi trattati è stato il “caso Dozer”, generale statunitense rapito dalle Brigate Rosse il 17 dicembre 1981 e poi liberato.
Alessio Chiodi