«Una vittoria del popolo contro i poteri forti». È stato Matteo Salvini a rompere il silenzio pochi minuti dopo la chiusura dei seggi. Soddisfatto della grande partecipazione popolare, data oltre il 60%, il leader della Lega Nord ha auspicato le dimissioni di Renzi, poi annunciate, e un ritorno alle urne dopo anni di “governi e governicchi”: «Dopo Monti, Letta e Renzi, il quarto coniglio non ha da uscire. Deciderà Mattarella sul da farsi ma bisogna fare in fretta. Bisogna avere coraggio nel rapporto con l’UE, nelle riforme economiche come la flat tax ma nel minor tempo possibile».

Concordi Fratelli d’Italia e Forza Italia. Giorgia Meloni ha scelto Facebook per esprimere il suo compiacimento mentre Maurizio Gasparri si è affidato a Twitter. Il parlamentare ha pubblicato un fotomontaggio dell’ex Presidente del Consiglio nelle vesti di un barbone in cerca di lavoro rilanciando l’hashatg #Mattexit mentre il collega di partito Gaetano Quagliariello ha parlato di un «Golia armato di testate nucleari da parte di un popolo armato di cerbottane».

Esulta anche CasaPound. Gli amministratori delle pagine social della formazione politica di estrema destra hanno pubblicato alcune foto del premier, visibilmente commosso durante il discorso a Palazzo Chigi, felici di aver raggiunto l’effetto desiderato. Renzi, sì, hanno votato come #CasaPound» il tweet in risposta alla provocazione del premier che, accusato di stare con Verdini, aveva risposto con sprezzo che i sostenitori del no erano dalla loro parte.

Fuori dal coro Renato Brunetta. Il parlamentare di Forza Italia, uno dei più strenui oppositori della “schiforma”, si è detto contento del risultato con il quale si sarebbe scampato il pericolo di una dittatura. Secondo lui, l’Italia ha detto no al cambiamento della Costituzione ma soprattutto alla politica di Renzi, «presidente del Consiglio ancora per poco», che ha governato «pensando a conquistare e comprare un consenso spicciolo, andando a distribuire soldi quando non ce n’erano e portando avanti una finta lotta contra la Ue facendo del Paese una macchietta… e quindi fa bene a dimettersi». Ciò nonostante, Brunetta ritiene che non bisogna tornare a votare: «Con un premio di maggioranza di 130 deputati, il PD ha i numeri in Parlamento, quindi il diritto e il dovere di governare». E per quanto riguarda la nuova legge elettorale, aggiunge che è onere di tutto il Parlamento, e non solo del nuovo governo, impegnarsi affinché si trovi un accordo quanto più ampio possibile. Il tutto dopo la sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum.

Atteso per domani, 5 Dicembre, l’intervento di Silvio Berlusconi.