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Controllano azioni di Apple per circa due miliardi di dollari e hanno deciso di scrivere una lettera aperta all’azienda di Cupertino – già scossa dalle polemiche per il rallentamento volontario delle batterie – per denunciare il rischio di dipendenza da iPhone nei bambini. I fondi Jana Partners e Calstrs sembrano avere più a cuore la salute dei consumatori – soprattutto quelli più piccoli, i cosiddetti “iGen”, in italiano la Generazione Z (nati dal 1997 al 2010) che usa internet fin dalla nascita – rispetto ai propri investimenti. O quantomeno le cose vanno di pari passo: «Le potenziali conseguenze a lungo termine delle nuove tecnologie devono essere prese in considerazione all’inizio e nessuna azienda può esternalizzare questa responsabilità – si legge nella lettera – Apple può svolgere un ruolo determinante nel segnalare al settore che prestare particolare attenzione alla salute e allo sviluppo della prossima generazione è sia un buon affare che la cosa giusta da fare».

Gli effetti della dipendenza – Non è il primo allarme sulla salute dei bambini ricevuto dal colosso tecnologico. Ma se a lanciarlo sono due azionisti che in Apple e nei suoi smartphone hanno investito e continuano a farlo, allora il rumore c’è. Jana Partners è un investitore attivista di New York, Calstrs è il fondo pensioni degli insegnanti della California (California State Teachers’ Retirement System). Nella loro lettera si parla di «effetti collaterali negativi indesiderati» e di «una questione di salute pubblica». Nello specifico, è citato uno studio dell’University of Alberta secondo cui due terzi degli insegnanti che hanno partecipato al sondaggio notano maggior distrazione degli studenti in aula a causa degli smartphone. Per il 75% dei professori le abilità tradizionali dei ragazzi stanno sfumando e il 90% vede difficoltà emotive e sociali negli alunni. Chi spende almeno cinque ore allo smartphone ogni giorno dorme meno di sette ore a notte e ci sono addirittura rischi di depressione o suicidio.

Le proposte degli azionisti – Un comitato di esperti per studiare ulteriormente l’interazione tra tecnologia e sviluppo infantile, un nuovo software con cui si possano impostare limiti relativi all’età, una funzione di monitoraggio da parte dei genitori e relazioni annuali sul problema dipendenza da parte dell’azienda: sono queste le richieste dei due fondi. Ma la questione è anche economica: così facendo «Apple ricoprirebbe ancora una volta un ruolo pioneristico, stavolta dando un esempio degli obblighi delle aziende tecnologiche verso i propri clienti più piccoli». E ancora: «Riteniamo che affrontare questo problema aumenterà il valore a lungo termine per tutti gli azionisti». In breve: Apple, ascoltaci, dotandoti di responsabilità sociale agli occhi del mondo puoi fare ancora più soldi.

Non è l’unica grana per Apple – Di certo al momento non è una bella pubblicità per Apple, la cui immagine è già stata macchiata sotto Natale dall’ammissione dell’azienda di Tim Cook di aver rallentato le batterie di alcuni vecchi iPhone. Il motivo ufficiale è che il rallentamento fosse funzionale a spalmare su un arco di tempo più lungo la vita della batteria, ma molti clienti vi hanno visto un incentivo per portare il pubblico all’acquisto di un modello più recente dello smartphone. E quindi a pagare. Questo comportamento si chiama obsolescenza programmata e in Francia è vietato per legge dal 2015. Per questo il 5 gennaio 2018 la procura di Parigi ha aperto un’inchiesta preliminare contro Apple dopo la denuncia di un’associazione chiamata “Stop all’obsolescenza programmata”.