La prima fu Tetra, una femmina di macaco, 19 anni fa, negli Stati Uniti. E si trattò dell’unica clonazione di un primate, ottenuta con la scissione di un embrione (tecnica che imita il processo naturale all’origine dei gemelli omozigoti). Ma vent’anni dopo un gruppo di ricercatori dell’Istituto di neuroscienze dell’Accademia cinese delle scienze a Shangai, guidati da Oiang Sun, è riuscito a clonare le prime scimmie con la «tecnica della pecora Dolly». Ossia con il trasferimento del nucleo di una cellula dell’individuo «da copiare» in un ovulo non fecondato e privato del suo nucleo. L’annuncio è stato dato dalla rivista scientifica Cell, a distanza di qualche settimana dalla nascita dei due cuccioli. Che si chiamano Zhong Zhong e Hua Hua, il cui significato è «popolo cinese». E sono nati da una provetta con un patrimonio genetico identico.

A curare la ricerca un’équipe di Shagai, guidata da Oiang Sun (Foto Ansa)

I tentativi falliti – Gli esperimenti, negli anni, sono stati centinaia. Partendo da cellule adulte, furono creati 192 embrioni, di cui 181 impiantati nell’utero di 42 madri. Le gravidanze avviate furono 22, ma i due cuccioli venuti al mondo sono morti tre ore e mezza dopo per insufficienza respiratoria. Finora ogni tentativo di questa applicazione specifica sulle scimmie era fallito, perché i nuclei delle loro cellule differenziate contengono geni che impediscono, di fatto, lo sviluppo dell’embrione. Ma i ricercatori cinesi, nel caso di Zhong Zhong e Hua Hua, sono riusciti a riattivarli, con interruttori molecolari appositi, favorendo quindi il processo di crescita.

La riuscita – La percentuale di successo è aumentata prelevando il nucleo da cellule fetali invece che da cellule di esemplari già adulti. I ricercatori cinesi sono così riusciti a creare 109 embrioni, di cui 79 impiantati nell’utero di 21 madri. Le gravidanze avviate, in questo caso, sono state sei. Due di queste sono arrivate a conclusione e i due cuccioli, che oggi hanno sei e otto settimane, sono sopravvissuti senza particolari problemi di salute.

Una delle due scimmie clonate in Cina (Foto Ansa)

Il procedimento – Nel caso di Zhong Zhong e Hua Hua, la tecnica utilizzata dagli scienziati cinesi ha comportato sei passaggi. Da un feto di femmina di macaco sono state prelevate alcune cellule speciali, i fibroplasti. Da qui è stato preso il nucleo con il Dna, mentre da un’altra scimmia (una sorta di madre surrogata) è stata prelevata una cellula uovo, privata, a sua volta, del suo nucleo. A questo punto, il nucleo con il Dna del fibroblasto è stato inserito nella cellula uovo in modo da formare un embrione, che ha iniziato a dividersi, portando alla nascita di un macaco, con lo stesso Dna del feto iniziale.

Nell’infografica realizzata da Centimetri una scheda sulla clonazione animale.
ANSA/CENTIMETRI

Avanzamento nella ricerca –  Per gli scienziati cinesi, i primati (gli animali più vicini all’uomo) sarebbero ideali per studiare il funzionamento dell’organismo e sviluppare quindi cure per le malattie umane. E secondo alcuni esperti questo tipo di ricerca potrebbe aprire alla riduzione del numero di primati utilizzati nella sperimentazione animale. Per Giuliano Grignaschi, responsabile del benessere animale presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e segretario generale del Research4Life, si tratterebbe di una scoperta in grado di ottenere risultati sperimentali più affidabili e facilmente riproducibili: «Riducendo la variabilità e l’errore statistico si ridurrà anche il numero di campioni necessari per fare le misure e, di conseguenza, il numero di animali sacrificati per ogni singolo esperimento».