«Madornali, inaccettabili falsi». Con un post su Facebook, l’esperto di imitazioni, Carlo Pepi, ha sostenuto che le opere “Jeanne” e “Hannelore”, esposte a Palermo nella mostra “Les Femmes”, non sono di Amedeo Modigliani. Il collo lungo e la fisionomia del viso delle due donne raffigurate, emblemi dello stile dell’artista livornese, sarebbero, quindi, soltanto delle imitazioni. Dopo lo scandalo degli anni ’80, la questione dei falsi travolge, nuovamente, il lascito del pittore e scultore maledetto.
La polemica – Per lo 007 dei falsi i due quadri non c’entrano assolutamente nulla con Modigliani: un dipinto è una copia e l’altro un soggetto a sé. Tuttavia, per il curatore della mostra, Alberto D’Anastasio, non sono i dipinti a essere falsi ma le dichiarazioni di Pepi: «La storia dell’arte è impegno scientifico e per affermare che quei quadri sono attribuibili a Modigliani abbiamo interpellato i migliori laboratori di analisi e i migliori restauratori». Prima di esporre le opere, infatti, «sono intervenuti 4 istituti diversi» che hanno verificato l’attendibilità dei ritratti. Attendibilità, che, invece, secondo il presidente dell’istituto Modigliani, Luciano Renzi, non è possibile riscontrare nelle dichiarazioni dell’esperto: «Speriamo che si accetti l’approccio tecnologico e scientifico per la valutazione delle opere d’arte e che finisca la “dittatura dell’occhio” che pretende di poter arrivare dove l’occhio non può».
La mostra – Jeanne e Hannelore fanno parte di un’esposizione che raccoglie insieme la vita e le opere dell’artista maledetto. Nelle sale di palazzo Bonocore a Palermo, le fotografie inedite degli anni parigini di Modigliani si intrecciano alla raffigurazione multimediale dei suoi lavori e alla presentazione dei dipinti di alcuni artisti cui era particolarmente legato in vita. Una mostra inedita, che rientra nelle manifestazioni di Palermo capitale della cultura 2018 e che apre le celebrazioni per il centenario della morte dell’artista livornese.
La beffa delle teste – Non è la prima volta che si attribuisce a Modigliani ciò che non è di Modigliani. Nel 1984 nella città natale dell’artista maledetto, i curatori della mostra sulle sculture di “Modì”, i fratelli Dario e Vera Durbè, per attirare l’attenzione su un’esposizione piuttosto scarna avvalorarono la leggenda secondo cui Modigliani avrebbe gettato nel Fosso Reale alcune sue sculture. Partì immediatamente una ricerca frenetica che impegnò, in primo luogo, il comune. Le sculture di Modigliani non furono trovate, ma, al loro posto, vennero recuperate alcune teste scolpite. Nell’euforia del momento le opere furono attribuite al maestro livornese. In realtà, due erano state scolpite dal giovane artista Angelo Froglia e una da un gruppo di studenti, che aveva, appositamente, lasciato lì la testa per fare uno scherzo. Nessuno si accorse di nulla, fino a quando non furono i ragazzi a confessare. «Pensavamo fossero le prime impressioni, non ci sembrava possibile che non si fossero accorti che era uno scherzo», ha raccontato uno degli studenti, Pietro Luridiana, in una recente intervista al Fatto quotidiano.