Si apre uno spiraglio di collaborazione fra la premier britannica Theresa May e il Parlamento, che martedì 15 gennaio sarà chiamato a votare l’accordo stipulato con Bruxelles per l’uscita dall’Unione Europea. Nelle ultime ore la premier ha incontrato un gruppo di laburisti disposti a trattare: voto favorevole all’accordo in cambio della tutela dei lavoratori e dell’ambiente, che andranno trattati secondo gli standard europei anche in seguito alla chiusura dei rapporti con l’Unione. Questa frangia dell’opposizione, guidata da John Mann – stando a quanto riporta il The Guardian – è in netto contrasto con la linea del leader di partito Jeremy Corbyn, che nel suo ultimo discorso ha chiesto per l’ennesima volta nuove elezioni e ha ribadito che i laburisti non voteranno a favore dell’intesa.

I precedenti – Quella di Mann è comunque un’apertura, considerati i precedenti. Il Parlamento ha appena approvato un emendamento che prevede, in caso di bocciatura dell’accordo, la necessità di preparare entro tre giorni – anziché 21, come previsto – un Piano B. Il termine per trovare una seconda soluzione sarebbe quindi il 21 gennaio, e non più fine febbraio. Ed è molto probabile che l’accordo della May non venga approvato: non sono convinti i laburisti dell’opposizione né i conservatori, filoeuropei o euroscettici. I due schieramenti si stanno infatti coalizzando sotto la guida di Nicky Morgan (conservatrice), a capo della commissione Finanza, e di Yvette Cooper (laburista), responsabile della commissione interni. L’emendamento è stato avanzato dal deputato Dominic Grieve ed è stato approvato con 308 voti contro 297.

Pericoli e difficoltà – Il clima resta difficile, da giorni: già martedì scorso il Parlamento aveva votato per abbassare i finanziamenti all’ esecutivo in caso di “No Deal”, la soluzione considerata come più pericolosa per l’equilibrio economico e politico del Paese. Secondo la premier, l’unico modo per evitarlo è votare a favore dell’accordo da lei proposto. Se Theresa May non dovesse riuscire a presentare un’altra opzione per tempo, il Parlamento deciderà in autonomia. E gli scenari possibili sarebbero numerosi: dalla possibilità di un secondo referendum alla revoca della data del 29 marzo, termine ultimo per dare il via alla Brexit.