Spagna rivelazione, Francia tenace. Nel giorno in cui l’Italia entra ufficialmente in recessione tecnica, come hanno certificato i dati pubblicati dall’Istat il 31 gennaio confermando le previsioni del giorno prima da parte del presidente del Consiglio, ci sono due eccezioni nel panorama economico dell’Eurozona. Due segni positivi che contrastano con la fase di decrescita globale che sta coinvolgendo anche la Germania, costretta a dimezzare le proiezioni di crescita per il 2019. Un anno che si preannuncia duro e che continuerà anche in questi mesi, influenzato dalla contrazione degli scambi a livello globale, ha sostenuto sempre Giuseppe Conte. Secondo i dati rilasciati dall’Eurostat, il Pil dell’Eurozona è aumentato dello 0,2% nel quarto trimestre del 2018 e dell’1,2% su base annua. Un incremento inferiore alle previsioni rilasciate nel terzo trimestre dello scorso anno, che ipotizzavano una crescita dell’1,6%.

Sorpresa Spagna – Il paese iberico ha fatto registrare una crescita economica al di sopra delle aspettative nell’ultimo trimestre del 2018. I dati raccontano di una crescita negli ultimi tre mesi dell’anno dello 0,7%, in miglioramento rispetto alla crescita stabile dello 0,6% ipotizzata dalle stime di consensus. Su base annuale, si prevede un’espansione del 2,4% dell’economia spagnola, un dato superiore alle attese degli analisti che indicavano un +2,3%. A dispetto del momento felice per il Pil spagnolo, il paese iberico rimane al secondo posto dell’Eurozona per percentuale di disoccupati (14,3%) e di disoccupazione giovanile (32,7%).

La Francia rallenta ma resiste – Il quarto trimestre del 2018 si è chiuso con una crescita dello 0,3% dell’economia transalpina. Un dato in lieve miglioramento rispetto alle stime (+0,2%) ma comunque non brillante: la frenata dell’economia mondiale sta coinvolgendo in tutta evidenza anche la Francia. Su base annua, lo scorso anno dovrebbe chiudersi con una crescita del +0,9%, in netto calo rispetto al +1,4% fatto registrare nel 2017.

Pil 2019 dimezzato in Germania – La locomotiva d’Europa ha rallentato. Il ministro dell’Economia tedesca Peter Altmaier, nella giornata di mercoledì 30 gennaio, ha annunciato che il governo ha «corretto prudenzialmente le stime di crescita nel 2019 all’1%». Un taglio netto delle precedenti previsioni, visto che nello scorso autunno la Germania aveva ipotizzato un incremento del Pil pari all’1,8%.

Usa-Cina, si avvicina la deadline – È in corso a Washington il negoziato sul commercio tra Usa e Cina per provare a trasformare la tregua momentanea nella guerra dei dazi in una pace definitiva. Ancora numerose le questioni sul tavolo: il disavanzo tra importazioni e esportazioni a favore dei cinesi, come regolare le joint venture tra aziende delle due superpotenze e, soprattutto, definire un meccanismo che garantisca il pagamento di alcune penali nel caso in cui la Cina violi un eventuale accordo. Una situazione complicata che difficilmente troverà una sua conclusione in tempi brevi ma che vede avvicinarsi la deadline. La data fissata da Donald Trump è il 2 marzo: se entro il terzo mese del 2019 non si arriverà ad una soluzione scatteranno dazi su 200 miliardi di esportazioni cinesi, che rischiano di danneggiare entrambi i paesi e, di riflesso, anche il resto dell’economia globale.

Fed: tassi invariati – Dopo due giorni di riunioni, la Federal reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, ha comunicato che, alla luce dei recenti sviluppi economici e finanziari, lascerà invariati i tassi di riferimento tra il 2,25% e il 2,50%. La Fed ha fatto anche sapere che «sarà paziente» nel decidere eventuali futuri rialzi, adottando la strategia di attesa. Una comunicazione arrivata nella giornata di ieri, 30 gennaio, che ha spinto al rialzo le principali borse statunitensi.