L’alleanza di governo sembra di nuovo vacillare. Sono quattro i fronti dello scontro che divide la coalizione giallo-verde. Oltre alla Tav, sostenuta dai leghisti e osteggiata dai grillini, c’è il nodo del Venezuela con due presidenti: Matteo Salvini si è subito schierato a favore di Juan Guaidò, mentre Luigi Di Maio resta titubante. E poi c’è il problema migranti: l’atteggiamento diverso di Lega, più estremista, e Cinque Stelle, più morbido, verso l’immigrazione, ora costringe gli alleati a fronteggiarsi. Da una parte, i grillini devono decidere se votare l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini per il caso Diciotti, dall’altra lo stesso ministro degli Interni non ha gradito la soluzione di Giuseppe Conte all’emergenza della Sea Watch.

Tav – Ci sono due analisi costi benefici: quella leghista, pubblicata la scorsa settimana da La Stampa, sostiene che i benefici siano maggiori dei costi; quella pentastellata, commissionata dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli e non ancora resa pubblica, direbbe esattamente l’opposto. Nel weekend il ministro degli Interni Salvini è andato a fare visita ai cantieri e ha aperto ad un compromesso: fare la Tav, «è un’opera che serve», ma si può ridimensionare il progetto «perché ci sono spese che possono essere eccessive». «Se parliamo di ridimensionamento parliamo di una supercazzola» ha ribattuto il vicepremier Di Maio facendo eco al Tognazzi di Amici miei.

Caso Diciotti – La vicenda dell’alta velocità ferroviaria in Val di Susa si intreccia con il caso Diciotti, poiché sembra che Di Maio abbia avanzato l’ipotesi di uno scambio: no Tav in cambio dell’immunità per Salvini.Questa settimana è quella decisiva per il capo leghista: la Giunta per le Immunità del Senato ha appena iniziato a valutare il caso e entro marzo l’Aula voterà sull’autorizzazione a procedere richiesta dal Tribunale dei Ministri di Catania. Il ministro è accusato di sequestro di persona aggravato per i fatti di agosto quando, in un braccio di ferro con l’Europa, decise di non far sbarcare i migranti a bordo della nave italiana Diciotti: le persone rimasero a bordo, nel porto di Catania ma senza poter scendere, per 5 giorni. Salvini ha sottolineato di non aver bisogno di «aiutini». «Non siamo al mercato – ha spiegato – dove ‘io ti do questo e tu mi dai quest’altro’. Io ho fatto il ministro: blocco gli sbarchi, sveglio l’Europa e fermo morti e partenze. Poi sulla Tav aspettiamo i numeri». Poi ha lanciato una frecciatina all’alleato di governo, «Voglio sapere perchè, numeri alla mano, è sconveniente usare treni veloci che ci collegano al resto del mondo risparmiando inquinamento e quattrini». Sul voto in Senato, ha comunque assicurato Di Maio, per ora nessuna decisione è stata presa.

Migranti – Il nodo migranti resta sul tavolo perché la scelta del premier Giuseppe Conte di far sbarcare a Catania i migranti a bordo della Sea Watch giovedì scorso, è stata vista dal ministro degli Interni come un’invasione di campo. Il presidente del Consiglio ha mediato ancora una volta tra le due anime del governo e le richieste dell’Europa, ottenendo da 6 Paesi la disponibilità ad accogliere una parte dei migranti a bordo della nave.

Venezuela – Infine, i Cinque Stelle e i leghisti hanno idee diverse anche sul caso del Venezuela, dove continuano a fronteggiarsi il presidente Nicolas Maduro e Juan Guaidò che il 23 gennaio si è autoproclamato presidente reclamando l’irregolarità dell’elezione di Maduro. Oggi l’Europa ha ufficializzato il suo sostegno a Guaidò ma l’Italia non si è ancora schierata. Se Salvini infatti è contro la dittatura socialista in corso in Venezuela, Di Maio nella questione deve tenere conto di una parte del movimento, quella guidata da Alessandro Di Battista, che in Maduro continua a vedere l’eredità dell’onda rossa latino-americana incarnata da Hugo Chavez.