Il fronte della nuova guerra fredda è il web ma Vladimir Putin ha già deciso di scavare le sue trincee. Con la legge appena firmata dal presidente, la Russia creerà un proprio internet capace di resistere in caso di attacchi informatici. A differenza dell’infrastruttura cinese, costruita per essere sottoposta al controllo del regime, quella russa è molto più simile al sistema occidentale: è più interconnessa e quindi più vulnerabile. Il piano prevede la creazione di un grande filtro digitale e fisico per deviare il traffico internet lontano dai server stranieri e dirottarlo verso quelli russi. Questo procedimento, oltre a permettere al governo di tracciare la quasi totalità dei contenuti creati e condivisi dai cittadini della federazione, è pensato per impedire l’isolamento della Russia in caso di un attacco informatico.

Putin_Approva_legge_blocco_internet_LicheneLe paure del presidente– «Le agenzie di spionaggio straniere vedono, sentono e leggono qualunque cosa pubblichiate online e rubano i nostri dati sensibili». Con queste parole Putin ha spiegato alla nazione la necessità della sua legge per “Internet sovrano”. Il pretesto per rivelare il progetto e farlo digerire all’opinione pubblica russa è stato fornito lo scorso novembre dagli agenti dello US Cyber Command che hanno lanciato un attacco al palazzo della Internet Research Agency di San Pietroburgo, la famosa “Fabbrica di Troll”. L’obiettivo era impedire la diffusione di fake news durante le elezioni di metà mandato ma il risultato è stato deludente. Non solo le notizie false sono circolate ugualmente ma agli occhi dei russi questa misura è ora più necessaria che mai.

Putin_Approva_legge_blocco_internet_LicheneIl contesto globale– I dubbi sulla fattibilità ci sono e sono legati principalmente alla struttura della rete russa: è estremamente simile a quella occidentale e, al contrario di quella cinese, non è costruita per essere filtrata e sorvegliata. Il problema assomiglia moltissimo a quello che i legislatori europei dovranno affrontare ora che la legge sui diritti d’autore è stata approvata. In un sistema disegnato per la rapida e libera circolazione dei dati e su cui le aziende fondano gran parte del loro modello di business, è quasi impossibile riuscire a disegnare un filtro di questa portata che sia anche efficiente. I russi puntano a risolvere questo problema non con un software, come ha proposto il parlamento europeo, ma con il caro vecchio hardware. C’è un palazzo di 19 piani a Mosca, chiamato MSK-IX, da dove passa la quasi totalità dell’internet russo: è uno dei più grandi exchange point al mondo. Ad un piano di distanza ci sono sia gli uffici di Google sia quelli dell’FSB (il nuovo KGB) e, per ora, questo edificio riesce a gestire da solo tutto il traffico proveniente dall’estero. Quattro strutture come questa sarebbero, in teoria, in grado di reggere una rete autonoma

Esperimenti ben riusciti– La lista di siti internet bloccati in territorio russo è lunga e in cima svetta il social network Linkedin: ufficialmente per proteggere i dati dei cittadini russi, ufficiosamente per impedire il reclutamento all’estero delle eccellenze accademiche, attirate da una vita e una paga migliore. Il fallimento più clamoroso su questa linea è stato il tentato blocco dell’app di messaggistica istantanea Telegram. Dopo il suo rifiuto di dare accesso al suo algoritmo, l’applicazione è stata bloccata per ordine di un giudice ma l’immediata circolazione di una versione craccata ha prodotto un imbarazzo internazionale tale da far cambiare idea alle autorità. L’esperimento “di maggior successo” invece, è stato il completo blocco delle reti internet per la telefonia mobile durante una protesta nella regione dell’Ingushetia al confine con la Georgia. Azioni di questo tipo, ma su scala più ridotta, sono quasi all’ordine del giorno nel Donbass al confine con l’Ucraina.

Putin_Approva_legge_blocco_internet_LicheneDettagli tecnici– Gli oltre 300 milioni di dollari previsti per questa misura serviranno a implementare una versione proxy Dns (domain name system) controllata a livello nazionale. Il sistema dei nomi di dominio (.it, .com ecc.…) è quello che permette di tradurre gli Url in indirizzi Ip e indirizza il traffico degli utenti verso i server sui quali si trovano i siti Web. Il Dns agisce come una directory telefonica per Internet e se il governo di Mosca riuscirà a mettere a punto la propria versione, allora potrebbe controllare quali server sono accessibili dall’interno della Russia. Per fare un esempio, se il governo ritenesse che il sito che state leggendo fosse dannoso per la società, potrebbe reindirizzarlo ad un indirizzo IP inattivo, rendendolo di fatto invisibile.