Non sono state le elezioni del sorpasso, ma in proporzione il vincitore è il centrodestra. Sono 12 i Comuni capoluogo di provincia conquistati dalle varie coalizioni di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Uno in meno rispetto ai raggruppamenti che vedono il Partito Democratico fare da traino. 13 a 12, quindi, ma con perdite notevoli sul fronte della sinistra: tre Comuni in meno rispetto alle precedenti consultazioni, tra cui storiche roccaforti come Ferrara, da sempre appannaggio “rosso”, e Forlì, governata ininterrottamente dal 1970.

Centrosinistra: una caduta contenuta – Il centrosinistra riesce a tenere in molti Comuni che guidava dalle scorse elezioni, e conquista due delle quattro città commissariate: Rovigo e Lecce. Inoltre, riesce a riprendere Livorno, che nel 2014 era stata conquistata a sorpresa dai 5 stelle di Filippo Nogarin. A impattare in negativo sulla prestazione del Pd ci sono però molte perdite illustri: oltre ai già citati feudi emiliano-romagnoli, il centrodestra gli strappa Pescara e i capoluoghi piemontesi di Biella Vercelli. Cambiamento anche in Molise: nel capoluogo Campobasso i 5 stelle portano a casa la loro unica vittoria (68,9% di Roberto Gravina), riuscendo a mantenere una città importante sotto il loro controllo.

Centrodestra: una vittoria relativa – Come dalle scorse elezioni europee, il vincitore che esce dalla tornata è il centrodestra, ma solo in termini relativi. La coalizione guidata dalla Lega di Matteo Salvini conquista le città commissariate di Pavia e Vibo Valentia e altri dieci capoluoghi, senza perdere nemmeno uno di quelli in cui già governava. Non riesce però il sorpasso, anche perché il nord, principale bacino di elettorato leghista, nelle grandi città non segue sempre il trend: restano al centrosinistra Bergamo, Cremona Ferrara, mentre la Toscana si conferma stabilmente orientata a sinistra in tutte le province al voto.