Due carabinieri imputati nel processo sui presunti depistaggi seguiti alla morte di Stefano Cucchi hanno dichiarato di volersi costituire parte civile nell’udienza di lunedì 16 dicembre. Sono gli appuntati Massimiliano Colombo Labriola e Francesco Di Sano che hanno chiesto al giudice del Tribunale di Roma di essere parte lesa nei confronti di due loro colleghi co-imputati per il reato di falso ideologico, Luciano Soligo e Francesco Cavallo. Secondo l’avvocato dei due carabinieri, Giorgio Carta, l’ordine di modificare il verbale del giovane Cucchi sarebbe arrivato dai superiori e i due carabinieri avrebbero solo eseguito. «Non sapevamo del pestaggio – sono state le parole riferite in aula dal legale che ha parlato a nome dei due imputati – Dopo i Cucchi, le vittime siamo noi. C’è stata una strana insistenza nel chiederci di eseguire quelle modifiche che all’epoca non capivamo. Oggi sappiamo tutto. Non siamo nella stessa linea gerarchica, l’abbiamo subita, erano ordini».
«Ordine dei superiori» – Nell’udienza di lunedì sui presunti depistaggi, il legale dei due carabinieri ha chiesto al giudice la costituzione di parte civile motivandola con una dichiarazione: «L’ordine – ha detto in aula – fu dato da chi, insistendo sulla modifica, sapeva qualcosa di più costringendo gli altri ad eseguirla. Loro hanno subito un danno di immagine, come è successo per gli agenti della polizia penitenziaria». Una mossa, quella degli avvocati dei due carabinieri, volta proprio ad alleggerire la loro posizione nel processo, accusando di fatto i propri colleghi co-imputati. Nelle prossime ore sarà il giudice a decidere se ammettere o meno la costituzione di parte civile da parte di Colombo Labriola e Di Sano.

Il colonnello Leonardo Sabatino al processo Cucchi
Il processo sui depistaggi – Per i presunti depistaggi dopo la morte di Stefano Cucchi (22 ottobre 2009) sono a processo a Roma otto carabinieri, accusati a vario titolo di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. Tra loro ci sono il generale Alessandro Casarsa, all’epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma, e altri 7 carabinieri, tra cui Lorenzo Sabatino, allora comandante del reparto operativo dei carabinieri di Roma. Il processo aveva avuto uno stop il 12 novembre scorso quando il giudice monocratico Federico Bona Galvagno si era astenuto dichiarando in aula di essere un ex carabiniere in congedo, una questione sollevata proprio dai familiari di Cucchi. Il processo, che è ripreso lunedì 16 dicembre, è stato assegnato al giudice di Roma Giulia Cavallone.
La condanna in primo grado – Nell’altro processo, quello sulla morte del giovane geometra romano, invece, il 14 novembre la Corte d’Assise di Roma ha condannato i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro a 12 anni per omicidio preterintenzionale, insieme al comandante della stazione Appia, Roberto Mandolini, che i giudici di primo grado hanno ritenuto colpevole (3 anni e otto mesi). In quel caso era stato assolto dall’accusa di omicidio e calunnia Francesco Tedesco, imputato che ha deciso di collaboarre e, grazie alle sue dichiarazioni, ha fatto luce su cosa successe quella notte in caserma. Nei suoi confronti rimane la condanna a 2 anni e 6 mesi per falso. Entro due mesi saranno depositate le motivazioni della sentenza ma i legali dei carabinieri hanno già annunciato ricorso in Appello.